Mestieri
ingegnereLivello di scolarizzazione
dottorato di fricercaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Dagli Stati Uniti, dove vive e lavora da quattro anni, Andrea Francini ripercorre i passi dell’amicizia che lo lega a Carmine Rizzo, detto Lino, suo ex compagno di università a Torino, uno degli amici con cui scambia più frequentemente messaggi di posta elettronica ogni giorno. Anche Carmine vive e lavora all’estero da anni, in Inghilterra.
Ho conosciuto Lino quando ero studente universitario, al Politecnico di Torino. Sin dal primo anno ci trovammo nella stessa sezione del Collegio Universitario Renato Einaudi, in Via delle Rosine, a due passi da Via Po e Piazza Vittorio. Io venivo da Città di Castello, in provincia di Perugia, con un diploma di Maturità Classica in tasca e la ferma volontà di uscire dal Politecnico meglio e prima possibile. Lino è nato a Torino, ma tornò con la famiglia a Cavallino, a due passi da Lecce, quando il padre Luciano andò in pensione.
I primi anni i nostri contatti furono piuttosto blandi. Cominciarono a intensificarsi quando l’amministrazione del Collegio decise finalmente di dotare la nostra sezione di cucine in cui gli ospiti potessero preparare e consumare i propri pasti. Prima ci si doveva arrangiare con fornelli elettrici che piazzavamo di solito sulla mensola ribaltabile (qualcuno la battezzò “il ponte levatoio”) che tutte le camere avevano in dotazione.
Le cucine, che divennero funzionanti a metà circa del terzo anno, offrirono nuove e importanti occasioni di socializzazione. Fu grazie alla cucina del mio piano che conobbi gran parte di quelli che sono ancora oggi i miei migliori amici. Tra loro, appunto, anche Lino.
Ricordo le sue prime apparizioni. Spesso in accappatoio, praticamente sempre in zoccoli di legno, dello stesso tipo che più di dieci anni prima usavo per andare coi nonni in spiaggia, durante le villeggiature estive a Miramare di Rimini. Cucinava prevalentemente pasta, preparando la salsa di pomodoro con estrema cura. A volte bolliva verdure. Altre volte infilava lunghi panini ben farciti nel forno. Non mangiava mai nello spazio comune. Quando il pasto era pronto, si ritirava in camera a goderselo.
Era chiaramente innamorato di calcio. Capitava a volte di vederlo (e sentirlo) palleggiare con abilità in corridoio. Possedeva una bici, recuperata probabilmente a Porta Palazzo. Lo vedevo spesso rientrare in collegio con lo zaino pieno di spesa fatta in qualche mercato popolare. I nostri contatti divennero sempre più frequenti, grazie anche ad alcuni amici comuni.
L’ultimo anno passammo molto tempo insieme. I sabati sera a giocare a “pallina” (una forma molto ruvida di calcio domestico praticato con palla fatta di carta di giornale compressa e tenuta insieme con nastro adesivo), nella sala TV del sotterraneo del collegio. Le domeniche pomeriggio a seguire alla radio la progressione che riportò il Lecce in serie A, intossicandoci con la pizza polistirolica sfornata da Piero’s e brindando ad ogni goal di De Vitis con dosi copiose di Lambrusco. Le lunghe serate dei giorni feriali a cazzeggiare in mezzo alla nebbia di Diana Blu e Rosse nella camera di Agostino, bibliotecario Cuneese mio dirimpettaio.
Fu un anno grandissimo, nonostante le disavventure amorose che mi procurò. Lo chiudemmo alla grande, con una settimana di vacanza in Salento a dividerci tra irresistibili pasticciotti, aromatici Caffé Quarta, tuffi da scogliere da sogno, e pure l’immancabile partita a calcetto con collegiali convenuti da tutti gli angoli del Tavoliere.
Poi per me vennero la laurea e il servizio civile, che mi riportò per un anno vicino a casa, a Perugia. Lino continuò a farsi sentire, malgrado la mia incivile attitudine al silenzio.
Tornai a Torino a metà del 1995, per cercare nel Dottorato di Ricerca un obiettivo importante da perseguire, oltre che una buona scusa per tornare nella città in cui si trovavano gli interessi e le persone più importanti che conoscevo.
Continuai a frequentare Lino, ma in modo meno intenso che ai tempi del collegio. Non abitavamo più a venti metri l’uno dall’altro, e la mia ossessiva attenzione per gli impegni di studio mi teneva lontano da chiunque non appartenesse ad una ristretta cerchia di amici con cui dividevo i miei interessi e attività principali: l’università, la musica, la politica, e un gioco di carte allora molto in voga. Il gioco si chiamava “Magic”, richiedeva carte particolari che si compravano o scambiavano individualmente, ed era diventato una presenza costante nel mio vivere quotidiano di allora.
Nell’estate del 1996 la strada di Lino sembrò separarsi drasticamente dalla mia. Lui si trasferì con coraggio infinito in Inghilterra, insieme a Roberta, la sua ragazza, per trovare qualcosa di più interessante da fare di quanto potesse offrirgli in Italia la laurea in Ingegneria Elettronica conseguita con buon successo ma poco entusiasmo.
Io volai a Ferragosto in New Jersey, per completare l’insieme di esperienze richieste per il conseguimento del Dottorato. L’intenzione era di fermarmici un anno, e poi tornare a Torino per tentare la lenta e faticosa carriera universitaria.
E’ a questo punto che comincia la storia che la raccolta di messaggi elettronici che sto mettendo insieme vuole in qualche modo raccontare. La storia è la mera sequenza di messaggi che io e Lino ci siamo scambiati dall’autunno del 1996 ad oggi. Sicuramente non segue un filo preciso.
Ancora non mi è chiaro neppure il significato che si porta dietro, né il motivo vero per cui sto cercando di darle vita. L’unico fatto di cui sono certo è che mi sto appassionando a questa idea. Se tutto va bene, capirò dove sto andando solo dopo esserci arrivato.
Il viaggio
Mestieri
ingegnereLivello di scolarizzazione
dottorato di fricercaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Andrea Francini
Il nuovo millennio
Oggi è il 2 Gennaio 2000, una domenica. Mi sono risvegliato triste. Mi capita spesso in...
Uniti dal calcio
From: andrea@... Date: Wed Oct 9 10:14:35 1996 Subject: Lecce cha cha cha Il campionato è lungo e, come...
Un altro mondo
From: andrea@... Date: Sun Dec 15 19:54:06 1996 Subject: Non ze la fazzo piu-u Siamo ormai al ridicolo: abbiamo...
Viaggi e risparmi
From: andrea@... Date: Thu May 8 15:11:44 1997 Subject: Le piramidi Caro Lino Gulliver, sono rimasto completamente inebetito dai tuoi...