Mestieri
macellaioLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
KenyaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La guerra incombe anche sulle truppe italiane sparpagliate in Africa, ma prima che tutto precipiti i soldati hanno il tempo di vivere giornate di apparente normalità: come nel caso di Farris, che presta servizio in Somalia, dove non mancano scontri con i “ribelli” locali ma anche giornate spensierate spese in compagnia dei commilitoni.
Incomincio il servizio, mettere a posto le macchine tenerle eficienti essere pronte per la partenza magior parte erano (quarantasette cerano a benzina) dieci (634 Fiat-Diesel) come rientrava qualche colonna a noi reclute ci mettevano aiutare agli autisti che avevano la macchina in dotazione, come partiva qualche colonna a noi per la prima volta ci mandavano di scorta, io non vedevo l’ora di partire, sono stato più di quindici giorni a disposizioni i miei compagni erano stati già in colonna raccontavano guasi aventura i posti, la grande estensione, la selvagina che si vedeva i villagi la gente per me era tutta una curiosità da vedere. Finalmente capito con un triestino di cognome Catalan era aviere scelto, mentre si metteva a posto la macchina li chiesi se mi faceva fare una scorta, fortuna volle il pomeriggio vediamo il comandante parlare con un sergente magiore, organizzare una colonna di quindici macchine per una località chiamata Neghelli aeroporto, il capo colonna chiama Catalan per fare le 15 macchine, questo li a detto di segnare a me come autista di scorta, il sergente mi chiede il nome e mi dice a posto io non stavo dentro i panni per la contentezza, il giorno seguente si va a caricare faciamo la spesa per mangiare cucinamo da noi. La mattina apresso presto la partenza salgo nella macchina di Catalan, faceva la prima macchina sarebbe vice capo colonna si viagiava benissimo perché non mangiavamo polvere, le strade erano tutte polverose il tragitto era a tappe ricordo vari villaggi il primo Affogoi, Beletu, Mallenal prima tappa, si prosegue per Baidoa Luch. Ferrante il primo aeroporto dell’interno fermi per un giorno sistemare le macchine quelle che avevano bisogno, si riparte per dovere traghettare il fiume Uebi Scebelli perché ponti non esistevano, per quindici macchine impiegava più di mezza giornata giungemo a Dalo si fa tappa all’alba partenza dopo altre tre fermate adesso non ricordo il nome dei villaggi giungemo all’aeroporto di Neghelli ultima tappa dista da Mogadiscio 900 km con dieci giorni di marcia, sono rimasto meravigliato dell’accoglienza di tutto il personale compreso gli ufficiali ci invitarono alla mensa per i due giorni che siamo rimasti, scaricare e rimettere le macchine eficenti per ripartire, da fare cera parecchio accomodare le balestre, le gomme ecc. S’incomincia il viaggio di ritorno. Si ripete ciò che abiamo fato fino a Mogadiscio, tutti al piazzale e venuto il comandante dell’autogruppo, domandò al sergente capocolonna come si era trascorso il viaggio (tutto bene) ci diede un giorno di riposo, ripreso il servizio, dopo due giorni venni chiamato in uficio per darmi la macchina in consegna raccomandandomi di tenerla sempre pronta per la partenza, daconto come fosse di mia proprietà perché un giorno ti potrebbe salvare la vita, quelle parole non le ho mai dimenticate perché si sono averate, di viaggi ne ho fatto tanti migliaie di km una località chiamata Iavello a 1.350 km da Mogadiscio con il pericolo di lasciarci la vita perché spesso ci attaccavano i ribelli, unaltra localita Chisimaio rimaneva sulla costa dell’occeano indiano, tutti questi posti che cito erano aeroporti di fortuna che noi dovevamo rifornire, poi Gigiea ai confini della Somalia inglese e Somalia francese altra località Belletuen, c’era ancora la baracca che il maresciallo Graziani dirisse le operazioni per la conquista chiamato dall’allora impero, a Belletuen conobbi Ireneo Serpi era primaviere radio telegrafista, quell’incontro bellissimo conoscevo la mamma a Roma anche lei di Serramanna, anni prima che partissi militare andai con mia sorella Maria a casa sua abitava in Trastevere a vicolo dell’Atleca, la mamma si chiamava Luigina Cambedda aveva un banco di frutta e verdura in Piazza San Cosimato, parlando disse d’Ireneo, si era arruolato volontario in aviazione quel periodo stava in Libia non seppi più gniente e neanche lo conoscevo, per quello ho detto che l’incontro e stato bellissimo raccontandoli ch’ero stato a casa sua parlato con la mamma. Ireneo con la sua infinita gentilezza siamo andati in baracca dove dormiva prese la bottiglia del cognach e li abbiamo fatto un’amicizia fraterna, tutto questo è successo, l’Italia non aveva ancora dichiarato guerra a nessuno era prima del dieci giugno 1940, scoppiò la guerra, con Ireneo non ci siamo visti più. Prima che l’Italia entrasse in conflitto c’era un lavoro massacrante per rifornire tutti li aeroporti di carburante e viveri, come si rientrava di un viaggio andavamo subito sottocarica per ripartire, ricordo che siamo andati a Iavello 1.350 km da Mogadiscio nel periodo delle pioggie, facevamo circa 20 km al giorno in un punto tutte montagne per parecchio tempo siamo stati acerchiati dai ribelli per tre giorni sempre all’alba ci attacavano il metodo loro era con grandi strilli a galoppo sui cavalli per due o tre volte facevano la carica, ci siamo difesi mettendo le macchine a ferro di cavallo, gli ascari di scorta con quattro mitraglie rispondevano a fuoco i ribelli come sentivano le mitraglie andavano via, per loro quando sentivano le raffiche era un gran terrore. Finalmente dopo una settimana un apparecchio di ricognizione visto dove eravamo a lanciato una carta con delle istruzioni, per i viveri esporsi a V per acqua un cerchio, munizioni M medicinali a croce, fece un giro, ripassò faciamo questi segnali nel pomeriggio venne un ricognitore con un caprone da bombardamento era chiamato 133 carico della roba richiesta, l’acqua con dei contenitori tipo bomba di cinquanta litri l’altro roba con dei sacchi grossi con un piccolo paracadute. Dopo, tutti i giorni il ricognitore ci faceva visita se serviva qualcosa chiedavamo dopo qualche ora veniva il caprone, per circa due mesi siamo stati in boscaglia, pioveva sempre, avevamo percorso 500 km arrivamo a Iavello hanno telegrafato a Mogadiscio, il comandante ci da otto giorni di riposo per mettere a posto le macchine, poi ripartire alla volta di Mogadiscio. Belli freschi recuperato le forze la gioventù c’era partenza, dopo trenta giorni arrivamo alla base, grande accoglienza, ufficiali civili che lavoravano all’aeroporto amici volevano sapere della grande aventura che durò tre mesi, ci diedero altri otto giorni di riposo, nel fratempo abiamo preso la paga guasi duemila lire, a me erano arrivati gli arretrati dei gradi, allo spaccio grande baldoria tutte le sere a cena in città nei ristoranti di varie regioni della madre patria. C’era un locale sul mare il ristorante Torino la truppa non poteva entrare, soltanto civili e ufficiali. Mi venne l’idea di andare a cena lì, ci mettiamo d’accordo io Attili (Romano) Spallotta (Velletri) Pastonghi (Arezzo) Bozzoli (Forlì) Non ricordo il nome un (Fiorentino) suonava la ghitarra cantava stornelli con Attili e il velletrano, andiamo dentro chiediamo del padrone gli abbiamo detto che volevamo fare una cena al Torino per scampato pericolo, risposta negativa, insistiamo dicendoli che eravamo tutti bravi ragazzi ci metta dove vuole non facciamo confusione, l’abbiamo convinto, chiede in quanti eravamo, all’indomani siamo andati con il numero saremo circa trenta. Si era tanto raccoandato dicendo so che l’avieri sono delle brave persone. Combiniamo il menù fettuccine fritto di pesce capretto arrosto con patate fritte vino caffè macedonia con frutta esotica tutto abondante per dopo domani, li abiamo dato mille lire di caparra non li voleva dicendo cherano troppe voleva darci la ricevuta non l’abiamo voluta. Viene la sera della cena, noi che avevamo parlato con il padrone del ristorante ci siamo raccomandati con i comensali di comportarsi civilmente per fare bella figura con il ristoratore a far vedere ai civili e ufficiali che eravamo come loro e anche meglio. Entriamo, la tavola apparecchiata per trenta, eravamo in ventotto antipasto incominciano con le portate non so quante fiaminghe di fettuccine i piatti colmi con chi chiedeva il bis ogni quattro un fiasco chianti non bastava, arrivano le pietanze i fiaschi non si contavano più, venne il padrone ci disse di controlarci nel bere che il vino aveva parecchia gradazine, dopo un po’ si è riempito il locale gli ufficiali dell’esercito guardavano, i civili, guasi tutti con le signore, non li pensavamo per gniente eravamo per affari nostri, abiamo fatto una bella abufata, si arriva alla frutta con varie qualità, confezionata a macedonia divise in quattro (insalatiere) abiamo ordinato due bottiglie di maraschino per dividerle in quattro parti uguali, come dolce era zuppa inglese per finire il caffè e la cena è terminata verso le 10,30. Spallata il Velletrano suonava la cornetta, il fiorentino la ghitarra, Attili il romano sentendo pizzicare la ghitarra era bravo a cantare li stornelli il fiorentino e il velletrano lostesso hanno incominciato a stornellare sfotendosi reciprocamente sempre nei limiti dovuti. I civili e ufficiali con le signore si sono un po’ avicinati sentendo quella bella stornellata, come uno finiva battevano le mani, fino a mezanotte siano stati al ristorante era situato sul mare con le balaustre, chiediamo il conto, viene il padrone ci ha fatto i complimenti per il comportamento dicendoci che si erano divertiti anche chi non faceva parte della comitiva, viene un cameriere con il conto che amontava a tremila lire, io facevo il cassiere mi sono fatto dare centoventilire a testa pagai il conto rimasero 360 lire e li diedi di mancia ai camerieri, il padrone di spontanea volontà c’a voluto ofrirci qualcosa dicendoci gniente bevande alcoliche se acetavamo il gelato, risposta, quello che ci vuole, dopo di che salutiamo con i ringraziamenti per averci acettato nel suo locale e il servizio fattoci quando stavamo uscendo i camerieri dissero arrivederci presto, abiamo risposto quando faremo unaltra autocolonna di tre mesi. Non ricordo quanto tempo passò di preciso per giungere al 10 maggio 1940 quella sera stavo in aeroporto al cinema ad’untratto si accese la luce e diedero quella triste notizia l’Italia a dichiarato guerra all’Inghilterra alla Francia e alle loro colonie, buona parte aplaudivano sospesero di proiettare il film seduta stante l’oscuramento ritirandoci in camerata e tra noi si incominciarono i commenti chi diceva che finiva presto altri compreso io dimmo che l’Italia era lontano e chissà quando si rivedrà, ce stato qualche spiritoso qualificandoci dei pessimisti.
Il viaggio
Mestieri
macellaioLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
KenyaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Leonardo Farris
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