Paesi di emigrazione
GreciaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Prima tappa dell’esperienza dell’artigliere Uberto Rizzo nella Seconda guerra mondiale: schierato con i suoi uomini sul fronte francese, nel giugno 1940, racconta le tappe di avvicinamento al nemico e le prime cannonate esplose.
Giugno 1940
Nella stazione di Alba un lungo convoglio attende sul binario: é per noi. Ovunque é un brulicar di soldati e di muli, tramestii e rumori . Tutto viene caricato entro i vagoni. E’ giunta l’ora della partenza. Gli albesi, tutti gli amici, i conoscenti sono tutti presenti per salutarci. Si scambiano gli ultimi saluti gli ultimi auguri, le promesse. Un fischio, un altro, poi il treno si muove lentamente. Dopo un breve viaggio attraverso colline e campagna ridente arriviamo a Borgo S. Dalmazzo, un ridente paese Pedemontano sotto la cerchia delle Alpi. Il treno si ferma al piano caricatore già tutto ingombro per precedenti arrivi. Si deve scaricare tutto per poi proseguire per via ordinaria. Si caricano i materiali a someggio sui nostri muli e si approntano i pezzi per il traino. Si inizia la marcia. La lunga colonna della mia batteria si snoda lungo l’assolata strada per Bagni di Vinadio. Il sole é cocente e rende incandescente la strada asfaltata. La mia batteria non era al completo organico, molte cose mancavano, purtuttavia era pesantissima per le molte cose esistenti tra cui molte quelle inutili ma previste dal “tomo di mobilita zione” . Mi mancavano molti muli ed un buon numero di uomini. Questi mi verranno assegnati più tardi ma non addestrati perché non appartenenti alla specialità someggiata. Il S.Ten. Angeli é andato a Verona a “prelevarli” al deposito. Mi manca anche un obice, da vari mesi all’Arsenale per riparazioni. L’equipaggiamento della truppa é spaventosamente deficiente: niente di adatto per la montagna, né scarponi, né calze di lana, ne maglioni. Anche le coperte sono scarse e misere. Come si farà quando saremo in alta montagna? Nella mia mente è un mulinello di pensieri mentre passo passo percorriamo la strada che ci porta al confine. Ormai non c’é piu dubbio, il giorno in cui la guerra sarà dichiarata é vicinissimo. E intanto si cammina si cammina. Via via che si procede salendo il paesaggio si fa più bello e interessante. Alla nostra sinistra é la Stura che ci accompagna col suo mormorio, ora tra valli piane ora tra forre pittoresche e boschi di castagni. Giungiamo a Bagni di Vinadio verso sera e vi pernottiamo, Si prosegue l’indomani e nei successivi giorni. La marcia sorpassa i piccoli paesi della Valle Stura. Questi hanno tutti un’aria triste e desolata. Gli abitanti sono già sfollati. Le finestre delle case sono chiuse, le viuzze deserte. Non sono né belli ne’ ridenti ed hanno un aspetto assai misero: ovunque molta sporcizia, baracche e sordidi edifici, molte casupole col tetto di paglia.
E’ il 10 giugno. Da Preinardo, con i miei bagagli mi hanno portato anche la mia radiomarelli a pile. Finalmente potremo sentire le notizie del mondo! Giornale radio di oggi Mussolini pronuncierà un grande discorso…. Ecco tutti siamo attorno al piccolo apparecchio, tutti in silenzio. Ecco… la voce metallica risuona…é la guerra! E’ la guerra; ci guardiamo l’un l’altro in silenzio, non una esclamazione, non un grido, non un commento. I soldati pensano che si debba subito aprire il fuoco e corrono ai pezzi. Li riunisco e parlo loro brevemente invitandoli a fare il loro dovere di soldati. Lo faranno, sono soldati magnifici e generosi. Sono in maggioranza bergamaschi , veronesi e calabresi. Li guardo ad uno ad uno, tutti li conosco da molto tempo e penso a quello che potrà essere il loro destino, il destino determinato da quell’uomo che ha pocanzi parlato.
Dopo Grange mi raggiunge il mio comandante di Gruppo. Mi mette brevemente al corrente della situazione: si dovrà andate all’attacco delle fortificazioni francesi, altro che guerra fini-ta! Mi dà gli ordini e mi indica la zona dli schieramento avanzato: Colle della Maddalena, località Fontana Napoleone. Era una buona posizione sul pendio di un colle, in terreno prativo, a qualche centinaio di metri dal confine. Il terreno é solcato da canaloni e da ruscelli che possono offrire buoni ripari e defilamento alla vista. La batteria si schiera ottimamente. I soldati lavorano di lena per gli apprestamenti opportuni. Dopo una notte infernale la giornata é bellissima. Il sole ci riscalda e ci ristora. Siamo poco discosti dalla strada statale rinserrata tra i monti che degradano con dolci pendii. In faccia a noi sono i monti di Francia irti di fortificazioni e di apprestamenti difensivi. Le alte vette che ci circondano si riflettono su di uni laghetto alle adì sponde si affaccia un albergo ristorante un tempo celebrato per le sue specialità gastronomiche a base di trote. Ora vi si é installato il comando della Divisione Acqui. Sistemati uomini, artiglierie e muli mi accingo ora a preparare i documenti per il tiro. Qui, in questo’ luogo idilliaco, in tanto silenzio e tanta pace, ebbi il primo contatto con la guerra. Ero nel mio osservatorio, un pò spostato in avanti ed in alto rispetto alla linea presso uno scavo sommario. Poco lontano da me, al riparo di alcuni roccioni, stava un reparto di fanteria intento a prepararsi per raggiungere le basi di partenza per l’attacco. Qualche plotone si era già mosso, quand’ecco improvviso , inaspettato un sibilo , uno scoppio: lui colpo di cannone. Dopo quel primo colpo numerosi altri ne seguirono rapidi. Il reparto venne colpito in pieno. Urla di dolore, soldati che cadono, che fuggono, che cercan riparo. Un mulo con il ventre squarciato dal quale fuoriesce l’intestino mi passa accanto.. Ecco, il nemico si é fatto vivo! ecco, uccide. La guerra mi ha mostrato il suo volto.
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