Mestieri
infermieraLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
MaliData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Maria Grazia Crepaldi racconta una giornata tipo di quelle che vivrà in Mali per oltre due anni, operando come infermiera missionaria.
3/9
Ieri mattina all’alba i nostri accompagnatori sono partiti, ora siamo sole e si tratta davvero di cominciare. I lavori procedono a ritmo stralento…forse un giorno finiranno. La prima e la seconda notte sono passate bene, c’era una meravigliosa fetta di luna che illuminava tutto. L’impianto elettrico funziona bene, a lampade a petrolio, ma per noi va bene, ci basta. Oggi abbiamo fatto visita alla volontaria francese che lavora con le suore ed abbiamo rubato i primi fiori per il nostro giardino. Nel pomeriggio c’è stato un vento fortissimo con enormi nuvoloni neri e la pioggia così improvvisa che non abbiamo fatto in tempo a chiudere porte e finestre. Questa sera abbiamo avuto la prima visita: tre ragazze del villaggio sono venute a “vederci”; dopo un’ora di sguardi prolungati da ambo le parti, senza poter spiaccicare una sola parola, e vari tentativi di proposte di giochi, abbiamo visto passare un guizzo di gioia all’arrivo di “Schiangai!” Naturalmente senza regole e valori, ma í bastoncini si possono raccogliere anche in Senoefo!
6/9
Siamo partite per Bamako con la potente auto delle suore: una “Due Cavalli” verde piuttosto attempata. Viaggio tragico! Dopo pochi chilometri si fora, cambio veloce e via… Dopo qualche chilometro an-ora, prendiamo in pieno un enorme buco e perdiamo un bullone della ruota la quale comincia a fare strani rumori e movimenti. Secondo cambio superveloce (altro che le équipes di Monza!) rimettendo la ruota che avevamo cambiato e alla quale avevamo sostituito la camera d’aria completamente scoppiata. E via lungo il meraviglioso “goudron” (asfalto). Almeno fosse pista, ti sapresti regolare, ma così… La strada “era” asfaltata ma è più il percorso che si fa in “brisse” (brughiera) per evitare i buchi che quello che si riesce a fare sulla strada e se non sei attento rischi di lasciarci la macchina e non solo quella! Si ricomincia a sbandare. No, non è possibile! Ci fermiamo, guardiamo…ebbene sì, abbiamo forato! Non ci resta che metterci a ridere anche se la voglia di piangere non è lontana. Le suore però sono previdenti e le ruote di scorta sono due. Troppa grazia S. Antonio! Basta uno dei nostri soliti cambi, sembra facile. La ruota c’è, ma forse il pneumatico risale all’invenzione della ruota: Che fare? Piccolo e rapido consulto. Non resta che andare a fare riparare il riparabile, cercare un passaggio, prendere le due ruote e via… Dove? Fermiamo una “bachet” (camioncino coperto da tendone) di passaggio, capiscono le nostre difficoltà e, appollaiata sopra puzzolenti sacchi di pesce secco, una di noi parte, le altre due si fermano ad attendere… Solo due ore, sotto un acquazzone che a volte riesce a penetrare anche nella nostra splendida fuori serie. Per farla breve: Sikasso/Bamako, 400 Km, per la strada breve “solo” nove ore! Un record eccezionale per il nostro primo viaggio in capitale. Arriviamo stravolte. Le suore ci accolgono, usciamo “al ristorante” ossia dai libanesi dove si paga meno che in ogni altro posto e poi Nicole, che conosce l’ambiente, ci invita perfino al cinema dell’Hotel l’Amitiè. È necessario rimetterci in forze, domani sarà un’altra giornata tranquilla!
Il viaggio
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