Mestieri
infermieraLivello di scolarizzazione
Diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
InghilterraData di partenza
1953Data di ritorno
1958Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
lavoroTemi
lavoroDopo la Svizzera e la Francia, Grazia si dirige verso l’Inghilterra. L’aspetta un lavoro in casa presso una famiglia ebrea, tanto tempo libero che a un certo punto inizierà a condividere con la sorella Pupa che la raggiungerà oltre Manica.
Il periodo felice che avevo trascorso in Francia si avviava alla conclusione. Con immenso dispiacere, nella primavera del 1956 lasciai la famiglia Chapelet alla volta dell’Inghilterra. La Londra che mi aspettava non era forse ancora swinging ma l’emozione e il divertimento erano assicurati. Mi ritrovai a Twickenham presso i Benezra, una famiglia di commercianti ebrei di tappeti. Avrei dovuto prendermi cura di due bambine già in età scolastica, ma le mie uniche occupazioni furono la lucidatura quotidiana dei mobili (mania della padrona di casa) ed il tagliuzzamento fine fine dei cetrioli che mangiavamo insieme ai piselli freddi sgocciolati dalla lattina. Indimenticabile orrore gastronomico. Tutto il resto era tempo libero, dedicato alla scuola di inglese e a giri turistici. Mamma prese l’occasione al balzo e mi chiese di trovare una sistemazione per Pupa durante le sue vacanze estive. Pupa arrivò a metà giugno, le avevo infatti trovato una sistemazione alla pari presso una vicina famiglia e la iscrissi alla mia stessa scuola di inglese. Ricordo come ammirai la sua eleganza: mamma, che però le aveva dato un vestito anche per me, le aveva cucito una gonna larga scozzese e un giacchino corto attillato. Arrivò naturalmente rabbiosa, perché sul traghetto un signore gentile volle prendere questa ragazzina sotto la sua protezione, offrendole bibite in continuazione, mentre lei voleva soltanto starsene per conto suo e aspettare le bianche scogliere di Dover. Non osai offrirle una nera “nice cup of tea”! Fu un’estate spensierata, facevamo le turiste insieme ai nostri compagni di scuola e andammo anche a teatro. Siamo entrambe, come mamma, di costituzione molto magra. L’Inghilterra, però, sembrava stimolare il nostro appetito, forse per l’eccitazione della novità o forse semplicemente perché il nostro corpo, sapendo che non avrebbe potuto ingerire nulla di buono, ci giocava un brutto scherzo. Pupa la sera si portava a letto un vasetto di marmellata e una intera “loaf’, quella larga pagnotta inglese lunga venti centimetri. Grazie a questa dieta notturna poco raccomandabile e alle incredibili quantità di gelato che mangiavamo, ingrassò tanto che, al rientro a Milano, papà quasi non la riconobbe.
Il viaggio
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