Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Rita Virgilito alla fine degli anni ’60 vive a Colonia, dove è emigrata insieme alla famiglia. Lavora, anzi svolge due lavori, e tra gli spostamenti che fa ogni giorno, in mezzo a tanti altri lavoratori immigrati, le capita di incrociare una ragazza che diventerà una sua grande amica, Clara.
Ci siamo incontrati così per caso, su l’autobus che ci conduceva a casa. Alla fermata dell’autobus eravamo tantissimi, era un venerdì finivamo da lavorare alle tre e mezza e tutti ci apprestavamo a prendere l’autobus, eravamo quasi tutti emigranti, Colonia ne ospitava tantissimi e di tutte le razze. Eravamo negli anni 60-70 quando le fabbriche tedesche si riempirono di stranieri, così su eravamo stretti, stretti, uno attaccato all’altro. La ragazze bionda si sposta un po’, quanto a farmi spazio, e anche il turco si mise più attaccato all’altro, ci fu posto per chiudere le porte. L’autobus partì da Vogelsammstrass per arrivare a Friesemplaz, ultima fermata. Nel percorso tra una curva e l’altra le mani si attaccavano con più forza alle sbarre di sostegno, quando al turco mio vicino di viaggio gli balenò per la testa di scambiare i miei fianchi come sbarre di sostegno, mi abbracciò ai fianchi. Per un attimo mi sentii imbarazzata, ma fu solo un attimo, in un lampo alzai n’ piede calzato da scarpa con tacco a spillo e lo calcai con forza sul suo piede. Un lamento si sentì, un —” aih!… “- e… qualcos’altro; la stretta si allentò. La bionda ha assistito a tutta la scena, guarda e cerca di incrociare il mio sguardo; in quell’incrocio di sguardi e una risata ci legò un sentimento bellissimo, qualcosa che ci accompagnò in tutti gli anni avvenire. Lei nella sua superficialità di vita non sapeva cosa fosse, come chiamare quello che ci legava, ma ci stava bene: mi raccontava di lei, delle sue avventure, delle sue paure, gioie, sensazioni. lo nella mia povertà di benessere gli diedi un nome ben preciso: era nato tra noi un sentimento vero, quello dell’amicizia. L’una trasportava con facilità l’altra nel proprio mondo e senza rendersene conto ne era protagonista, ed è così che in un pomeriggio portai Clara nel mio mondo. Il mondo del sud, dove si viveva in miseria e si conosceva ben poco. Prima dei tre giorni di viaggio di treno – Catania -Colonia- tante cose mi erano sconosciute; lei era avanti a me di mezzo secolo, lei nella sua minigonna e l’ombelico di fuori si lasciava prendere meravigliosamente dal mio racconto. Mi incitava —”dai-dai”-, continuava a guardarmi sorridendo, diceva: -abbiamo la stessa età, gli stessi slanci di corpo, siamo qui vicini una accanto all’altra e siamo così lontane.- Il suo sorriso era una porta aperta al mio racconto di vita vissuta. Lei era lì, tutta orecchie e cervello, voleva mettere tutto nella scatoletta della sua mente e non perdersi una sola parola. Così quel pomeriggio di venerdì all’Imbiss di Frisemplaz, mangiando una frigadella aspettando le cinque per iniziare il secondo lavoro, sedute a quel tavolinetto, iniziai il mio racconto.
Il viaggio
Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Rita Virgillito
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