Taglialegna

Senza fermarsi, neppure un istante,
la maggioranza tagliava la legna,
gli altri accostavan col filo portante
laggiù dove avveniva la conzegna.
Lo si vedeva scomparir le piante,
e nello stesso, scomparia la legna.
Fin che il lotto da noi stabilito,
il ventisei d’Ottobre era finito.

Ben soddisfatti di quel risultato,
che fu proficuo, nei nostri confronti,
sol la via, del ritorno avea cambiato,
e da Cuneo passar per fare i conti.
Solo il destino, non era mutato,
sui camion si dovea varcare i monti.
Tanto prima, che dopo la frontiera,
il camion, dovea farci da coriera.

Il di, di poi all’apparir, del giorno,
due camion, eran già li da caricare,
che riuscimmo a fenir nel mezzogiorno,
proprio a momento, giusto di mangiare.
Ma gli autisti guardandosi in torno,
disson la soluzion, da praticare.
E di portarsi a Digne, nell’istante,
per consumare il pranzo in ristorante.

Prendemmo su gli attrezi e gl’indumenti,
chi sulla legna, chi nella gabina,
su quei bolidi talmente pesanti,
verso Digne, si scendea la china.
Serpeggiando giù per quei tornanti
su una strada in discesa, e piccolina.
Come arrivammo a Digne sulla pesa,
altri due camion, erano in attesa.

Daccordo ci trovammo in un’istante,
dato che il piano s’era stabilito
ci infilammo nel primo ristorante,
per smorzar quanto prima l’appetito.
Quando un autista con modo galante,
lo chiese il conto, il pranzo era finito.
Disse al convoglio ci dobbiamo unire,
ch’è arrivato il momento di partire.

Due per gabina, vi accomoderemo,
e più di questo non possiamo fare,
e gli altri tre che a terra lasceremo,
del treno dovranno approfittare.
Salite sopra, che poi partiremo,
la strada e lunga, che scende e risale.
Se non s’intralceranno, i nostri piani
saremo la alle dieci di domani.