Tappa a Colombo, isola di Ceylon

9 – Per il continuo mare aggitato ritarda l’arivo a Colombo di parrecchie ore. Alle ore 2 del pom. vediamo i primi segni di prossima terra. Sempre più si avviciniamo e sempre più è accertato che siamo vicini. Finalmente da lontano scorgiamo delle alte masse nere, sono i profili degli alti palazzi lungo la costa, delle verdi colline retrostanti.

Finalmente siamo a Colombo India meridionale, sono le 4 pom. piove: verso sera doppo la dispienza dei passaporti viene datto il permesso a sbarcare, è la 1° volta che scendiamo a terra doppo 20 giorni di navigazione. Entriamo in citta, citta di 240milla abbitanti quasi totalità neri, come sono brutti e luridi questa gente.

Pocchissimi sono i bianchi – questi ne riportano i capelli lunghi come donne. Sono framischiati con degli emigrati dall’interno dell’India, sono molti ignudi o vestiti con cotone lunghi o multicolori, non conoscono ne scarpe ne capello, sono agili e svelti, snelli corrono come cavalli da corsa: il servizio passeggeri al porto o alla stazione lo fanno quasi totalmente i neri con carrozzelle a un solo posto e traversano la citta sempre di corsa, sono resistibilissimi [resistentissimi, Ndr]. Pocchisimi automobili fanno servizio, una infinità di carriaggi coperti di paglia e trainate da piccole vacche, questo è l’unico straporto [trasporto, Ndr] che vi si notano.

Nel quartiere nero un vero formicaio di neri, piccoli e grandi seminudi e pocco coperti transitano, sono oziosi la volontà di lavoro a questi dicono che manca totalmente, e sono tenuti dagli Inglesi quasi come schiavi. Vivono malissimo, ebbi occasione di vedere dei caricatori al porto di cibarsi di solo riso cotto senza condimento, e per cucchiaio adoperano le mani, e ci dicono che vivono così perché la paga e pocca, gettavamo dal piroscafo pezzi di pane che lo prendevano a gara con avidità e lo ingoiavano però molti non fanno uso del pane. Torniamo a bordo a notte inoltrata.