Mestieri
operaio, commercianteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1926Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Antonino è arrivato negli Stati Uniti da poco più di un mese. Lavora dove può e cerca di integrarsi, facendo affidamento sulla rete di immigrati italiani che lo ha accolto. Non mancano gli episodi di discriminazione nei suoi confronti.
Finiva aprile quando cominciò veramente il lavoro. Era un lavoro pesante, collocando delle nuove rotaie ed assicurandole, tutta la squadriglia aveva dei martelli con dei manichi lunghi con i quali collocavano i chiodi e subito un’altra squadriglia spianava le pietre tra le rotaie. La mia squadriglia mi manteneva in permanente corsa per provvedere l’acqua in tempo. E così, in questa attività trascorsero i mesi. La routine giornaliera non mi scoraggiava, non mi infastidiva né molto meno mi affaticava. Non smettevo, periodicamente, di scrivere ai miei genitori a Buenos Aires, come neanche di inviargli, settimanalmente, un vaglia per la compera della casa che desideravo regalare a mia madre e che, a poco a poco, era più prossima a diventare realtà.
Ma non sempre le cose erano gradevoli. Una sera passeggiavo per Woodcliff ed osservavo la gente che si divertiva con i giochi e i divertimenti che c’erano lì. Poco dopo aver cominciato la mia passeggiata, vidi che si avvicinava una combriccola di ragazzi che mi gridarono: “Olà tu, wop, che stai facendo qui, perché non te ne vai al tuo paese?”
Rimasi stupito all’ascoltare questo gruppo di ruffiani e nel mio migliore inglese, gli risposi che questo era anche il mio paese, che ci sarei rimasto e che non avevo paura. Li vidi avvicinarsi; però dopo un po’ si fermarono e uno di loro disse, rivolgendosi agli altri: “Andiamo, lasciamo questo sudicio da solo”. Gironzolai ancora un po’ per il parco e dopo mi ritirai e cominciai a andare guardando indietro ogni tanto, pensando che qualcuno potesse seguirmi. Fortunatamente non fu così. La mia casa era lontana quasi tre miglia dal posto in cui mi trovavo e dovevo percorrere a piedi quella distanza. Quando arrivai, andai a coricarmi. Non avevo alcun timore ma si, ero in pensiero e poco, molto poco, potei dormire. Al mattino dopo, lucidai le mie scarpe e andai a Messa alla chiesa del Monte Carmelo. Siccome mi ero alzato troppo presto, dovetti aspettare molto tempo fino all’ora della Messa. Decisi, allora, di attraversare la strada e andare a vedere i Barone nel loro negozio, come ero abituato a fare. I miei amici Giacomino e suo fratello Carmelo e insieme a loro Luciano, mi aspettavano. Dopo avermi dato una bottiglietta di coca, gli raccontai ciò che era accaduto la sera prima. Giacomino si arrabbiò e mi pregò di non andare da solo mai più nel futuro. Inoltre se desideravo aggiustare i conti con quei ruffiani, avrebbe chiamato un gruppo di suoi amici e sarebbero andati in cerca di loro; li avrebbero trovati in qualsiasi posto dove si trovassero. Gli chiesi di non dare tanta importanza all’accaduto, sebbene lo ringraziai della sua dimostrazione d’amicizia
Il viaggio
Mestieri
operaio, commercianteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1926Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Antonino Di Rosa
Otto dollari
Era un giorno eccessivamente caldo a Buenos Aires. Era la prima settimana del febbraio 1927, a...
La Statua della Libertà
Era l’alba del 27 marzo. Andai in coperta con l’intenzione di vedere terra e contemplare la...
Essex 4 porte
Il mio amico Chickie mi invitò ad accompagnarlo ad un’asta pubblica che avrebbe avuto luogo sulla...
Un Natale perfetto
Nella terza settimana di ottobre 1931, nacque nostra figlia. I nostri amici e vicini, vennero a...
Carbone per il presidente Roosvelt
Grande fu la mia sorpresa quando il giorno 6 novembre 1938 ricevetti una busta di gran...