Mestieri
segretariaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1922Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La vita porta Clara, il fratello e la madre a vivere un periodo tra Napoli e Parigi. Il tempo trascorso il Italia, dove il fratello si sposa e ha un figlio, è tutto sommato spensierato, nonostante resti sullo sfondo l’inquietudine per la malattia della madre di Clara.
Anche a casa nostra ci fu un cambiamento che mi addolorò: mio fratello voleva volare, viaggiare e decise di iscriversi àll’Accademia Navale di Dieppe sulla Manica. Veniva a casa solo durante i week- end e ci mancava molto, soprattutto a me perché eravamo molto legati. Ma la sua esperienza a Dieppe non durò molto. La retta costava parecchio e quindi non aveva molti soldi in tasca, così per avere più risorse aveva escogitato una attività segreta: dopo l’ora del silenzio, quando tutti andavano a dormire, usciva dall’edificio e andava al porto a fare lo scaricatore. Era ben pagato, ma gli altri scaricatori cominciarono a guardarlo male perché gli faceva concorrenza e spesso facevano a pugni. Dopo qualche tempo il sorvegliante dell’Accademia si accorse delle sue fughe notturne e un giorno al suo rientro all’alba gli fece trovare le finestre inchiodate. Fu colto in fallo, denunciato ed espulso. Tornò a Parigi, dove riprese gli studi al liceo per la maturità. Antonin voleva entrare nell’aeronautica ad ogni costo, ma in Francia bisognava avere la nazionalità e lui non voleva essere francese e allora decise di andare in Spagna per prendere il brevetto civile. Io lo seguii a Madrid dove abitavamo in una strada parallela alla Gran Via; ogni mattina andava a fare le sue ore di volo. Ricordo un episodio un po’ boccaccesco che capitò in quel periodo. L’istruttore di volo lo prese a ben volere e lo invitava spesso casa; mio fratello, che era un bel ragazzo, conobbe la moglie dell’istruttore che si innamorò pazzamente di lui. Iniziò una storia tra loro finché il marito capì la tresca e li trovò insieme. Il giorno dopo, durante il volo di istruzione, l’istruttore prese la leva del comando e la gettò nel vuoto; mio fratello si spaventò, pensò che sarebbero morti entrambi e per un po’ l’aereo fu senza comando. Quando la situazione sembrava disperata l’istruttore prese una leva che teneva nascosta e così ripresero il controllo dell’aereo. Questa fu una dura lezione. Quando mio fratello finì il corso ritornammo a Parigi. Voleva volare, per lui un giorno senza volo era un giorno sprecato; cominciò a darsi da fare per entrare nell’Aeronautica italiana. Vinse un concorso a Capodichino ed entrò come sottotenente pilota, ogni giorno faceva le sue ore di volo. Poi il destino della sua vita cambiò: attraverso una sorella di mia madre incontrò la donna che sarebbe diventata sua moglie, Nella Beraldin, una veneta di Cismon del Grappa che studiava a Napoli. Dopo pochi mesi fu celebrato il matrimonio: fece notizia perché il bel pilota straniero in divisa fiammante sposava la piccola cenerentola di montagna. Tutta la vallata partecipò alla cerimonia. Antonin e Nella si trasferirono a Napoli in una bella casa al Parco della Rimembranza, dove ogni tanto andavo a trovarli durante le vacanze. Mio fratello spesso sorvolava la casa con il grandioso SM 81, un trimotore da bombardamento. Lo sentivamo arrivare da lontano perché era molto potente, faceva tre giri sul terrazzo e noi con asciugamani bianchi facevamo dei segni di riconoscimento. Dopo qualche tempo nacque il piccolo Antonio, nacque in casa come usava a quei tempi. Io non avevo pratica, avevo ventidue anni ma feci del mio meglio per assistere mia cognata. Fu un parto molto difficile, mia cognata gridava: “Mi strappate l’anima!”. Il bambino nacque con il forcipe: aveva il volto deforme, la testa tutta allungata, sembrava un melone. Quando lo vidi cominciai a pregare il dottore che lo facesse morire perché sarebbe stato un mostro. Lui mi consolò dicendomi: “Fascio la testa stretta, tutto tornerà normale”. Infatti dopo pochi mesi era diventato un bambino bellissimo ed io ero orgogliosa di portarlo fuori e di sentire: “Ma questo bambino è proprio un bambolotto!”. In estate facevamo i bagni a Marechiaro, l’acqua era limpidissima, cominciavamo ad aprile. Eravamo noi soli e un giornalista tedesco che abitava in una villa vicino alla finestrella di Marechiaro. Poiché Nella doveva stare con il bambino, andavo al mare con mio fratello e facevamo delle nuotate bellissime. Ero felice, ma la mia felicità non era completa perché avevo sempre l’amarezza per le condizioni di mia madre. Anche se era migliorata soffriva di grande instabilità. Ogni tanto voleva tornare a Parigi, io la accompagnavo ma dopo un po’ voleva ritornare in Italia. Il pensiero di mia madre mi ha tormentato per molti anni.
Il viaggio
Mestieri
segretariaLivello di scolarizzazione
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