Paesi di emigrazione
IndiaData di partenza
1970Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Ancora migliaia di chilometri e ancora la scoperta di mondi lontani e esotici: Roberta e il suo gruppo di amici sono a Bombay, oggi Mumbai, pronti a imbarcarsi sul traghetto che li porterà verso la meta finale del loro viaggio.
Ci recammo al porto di buon’ora con l’oramai familiare taxi giallo e nero 1100 Fiat.
Una fila interminabile era già agli sportelli per l’acquisto dei biglietti. Una moltitudine di persone si aggirava sul molo, dove ci attendeva una nave che sembrava più una carretta al suo ultimo viaggio. Una folla di venditori ambulanti e facchini si muoveva incessantemente nel vociare e nel tramestio del porto. Il sole cominciava a far sentire il calore dei suoi raggi. L’acre odore di sudore di quell’umanità in frenetico movimento, mescolato alla puzza di nafta e aria stagna, mi davano il voltastomaco. Tutto intorno si udiva Il caos incessante di famiglie in partenza stracariche di bagagli.
I facchini, di una magrezza sconvolgente, reggevano saldamente in testa in perfetto equilibrio dei pesi pazzeschi e pareva dovessero crollare da un momento all’altro, ma sicuri si muovevano con disinvoltura in quella bolgia, seguiti da una sfilza di bambini con gli occhi pesantemente truccati di Kajal e con il moccio al naso.
Un vociare assordante di lingue e accenti incomprensibili creava il caos più totale e variopinto. Dopo una lunghissima stressante fila e un’interminabile attesa, riuscimmo ad acquistare i biglietti e finalmente a salire a bordo, in mezzo a una calca di gente che spingeva e urtava da ogni lato. Perdere la pazienza non sarebbe servito a nulla.
La navigazione sarebbe durata tutto il giorno e tutta la notte.
Nel frattempo la ressa su quel ponte si era trasformata in guerriglia per la conquista di un microscopico territorio che sarebbe diventato un’oasi di salvezza per la notte. Srotolammo i nostri sacchi a pelo e ci sedemmo sopra per essere certi della nostra conquistata postazione; attorno a noi un incessante via vai per assicurarsi ogni cantuccio disponibile e noi inchiodati sul nostro sacco a pelo osservavamo l’andirivieni soddisfatti della nostra meritata vittoria.
Riuscimmo a sopravvivere in quel pandemonio, un girone dantesco nel quale trovammo finalmente un po’ di pace. La navigazione si svolse tranquilla, perché il mare per fortuna era stato calmo e tra un calcio e l’altro fummo anche in grado di dormire.
In tarda mattinata attraccammo nel porto di Panjim.
Lo sbarco non fu da meno. Tra il vociare e gli spintoni scendemmo a terra.
Il sole era già alto e il calore cominciava a farsi sentire sempre più rabbioso.
Prendemmo un taxi per Calangute, un piccolo villaggio di pescatori costituito da poche case bianche in stile portoghese.
Goa era stata l’ultima colonia portoghese in territorio indiano, resistendo sino agli anni Sessanta.
Il viaggio
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1970Periodo storico
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