Mestieri
imbianchino, sindacalista, imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1900Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)L’ultimo giorno dell’anno 1900 Luigi Fonti è a Lugano. Da poco più di un mese è iniziata la sua vita da esule volontario in Svizzera.
L’ultima notte dell’anno e del secolo ero in Piazza Riforma con il mio amico Lanzara con il naso in aria a guardare che l’orologio del palazzo comunale segnasse l’ora. Tuonò il cannone, ci togliemmo il cappello e ci allontanammo da quei cumuli di neve accatastata in piazza. Leonida seguì la via di un caffè dove era un cuore che batteva per lui, ed io mi avviai lungolago ad osservare la luna che luceva sulle nevi dei monti e sulle acque del lago. I compagni della sezione mi avevano nominato membro del comitato; la vita, se non era facile, e non lo è per i lavoratori, si apriva a qualche raggio di sole, qualche sorriso. Forse è un’illusione, ma potevo illudermi, potevo sperare; tutto si osa a quell’età. […]
Nella casa del capo mastro Riva, vicino al liceo, dove ora si trova una pasticceria, era stato aperto un caffè; il padrone vuole solennizzare l’apertura con un’orchestrina composta da me, oboe, e da due flautisti, uno dei quali suonava pure la chitarra. Roba da fiera. Tre giorni, per un’ora trenta franchi. Una cuccagna. Avevo l’abitudine di festeggiare queste entrate straordinarie con pastasciutta che veniva preparata dalla padrona di casa; in che quantità non so, ma tanta. Si mangiava come lupacchiotti, e acqua fresca, e sigarette e tanta uva quando c’era a trenta centesimi al chilogrammo.
Ero conosciuto, la mia attività non poteva rimanere celata, però volevo che si sapesse che ero socialista, ritenendo così di fare propaganda per il mio partito. D’altronde la mia condotta era illibata, come pure lo erano le mie azioni e i miei pensieri e se tale non mi mantenni fu molto tardi, nel mezzo del cammino e anche dopo.
Intanto avviene uno sciopero, quello dei muratori, quasi un migliaio; a capo era il compagno Lonati, il padre di Guido, anche esso nostro compagno. Si sfilava per la città due volte al giorno, poi si andava bivaccare a Campo Marzio che non presentava l’assetto sportivo di oggi, ma vi si trovava un’osteria, e un ristretto spazio di terreno dove veniva preparato il rancio per gli scioperanti. In quell’occasione conobbi Turati, il quale ritornava con la madre da Castagnola, dove aveva commemorato Carlo Cattaneo, ed invitato a parlare salì sul tavolo e disse poche parole, ma io ricordo queste: “Bisogna istruirsi, educarsi, leggere opuscoli e giornali del partito e quando sarete istruiti non avrete bisogno di chiamare Turati o Bissolati, saprete reggervi da soli”. Questo il senso del discorsetto, non atteso; vi era poca gente ed occasionale.
Il viaggio
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