Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CamerunData di partenza
1991Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Un’improvvisa frenata nelle attività della missione per la quale presta attività di volontariato, consentono a Isabella una breve divagazione vacanziera in Camerun.
Non sono passati due mesi che l’organizzazione entra in crisi. Anna deve rientrare in Italia. Mon Père se ne va al villaggio. Ha imparato la lingua del posto ( un derivato della lingua madre il Bantu che per molti africani è come il latino per noi) e quindi riesce bene a comunicare con gli abitanti dei villaggi. Gli chiedo: ” che ci vai a fare?” Non ho ancora conosciuto le sue molte attività. Non si tratta solo di dire la messa, di confessare e comunicare. Nei villaggi si cerca di far funzionare una specie di pronto soccorso, ma il problema più grosso è quello dell’acqua. Non è che manchi l’acqua, anzi le piogge sono abbondanti e violenti. E’ l’acqua potabile che manca e mon Père è spesso chiamato per costruire pozzi o per controllarli. Prima di partire mon Père ha detto a noi due, a sua sorella ed a me, di prendere la macchina e di andarcene verso ovest fin nella zona anglofona dove vivono i Bamileké e i Bamoun. Consultiamo la guida. I Bamileké sono famosi come ebanisti provetti e per le “chefferies”, villaggi con capanne con colonne scolpite ma i Bamoun non sono da meno, intagliatori di ebano e fonditori di bronzo… Continuiamo a leggere e la voglia di partire si fa sempre più viva. La sorelle di mon Père non guida, ma io si. Non m’aspettavo di fare subito la turista.
17-02
Ci trasferiamo a Jaounde con Anna che partirà per l’Italia. Prosperina ed io siamo pronte per il grande viaggio verso ovest. Ed emozionate! Non so come fare per uscire dalla capitale. Ci accompagnano fino al grande rondò nel cui angolo è il distributore Agip qui inizia la strada per Bafia e qui ci abbandonano. La strada è ottima con la segnaletica ( piuttosto rara nel resto della città) La macchina è ottima, è una macchina giapponese, una Toyota Corolle: ha la radio e l’aria condizionata. Ascoltiamo la radio. Si racconta una storia di quelle in cui si parla di metamorfosi. Il francese è molto chiaro e riesco a seguirlo. Si tratta di un tipo strano che veste e vive in modo originale si chiama Robert La fleur ( mi sembra). Viene investito da un giovane che lo conosce bene e se lo ritrova improvvisamente davanti mentre percorre una pista in mezzo alla foresta. Il giovane scende dalla macchina per aiutare l’uomo e scopre che in realtà ha investito un cane e che ha una ferita alla zampa anteriore destra. Un po’ confuso dalla cosa il giovane va alla gendarmeria del apese vicino per denunciare il fatto. Ma chi t’incontra sulla porta della caserma? Robert che ha una ferita al braccio destro. Grida di meraviglia e di orrore… Arriviamo a Bafousan, chiedo informazioni cerchiamo una specie di monastero di suore svizzere. Stavolta la località è segnalata Babète. La superiora gentilissima ci riceve ci dà la camera . Il posto è tranquillo e molto gradevole. Abbiamo fatto circa 330 km. Siamo nel grande stanzone del refettorio. La cena è pessima . Le posate sono d’ argento ma il mangiare è orrendo. Una verdura nera collosa, patate lesse un po’ di jambon e banane che sanno di plastica. Tutto condito con mosche moscerini e zanzare. Alle nove e mezzo, mentre si parla un a voce bassa, vengono a dirci di stare zitte.
Il viaggio
Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CamerunData di partenza
1991Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Isabella Paci
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