Paesi di emigrazione
EtiopiaPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Fervono i preparativi per la partenza dei contingenti italiani mobilitati per la guerra contro l’Etiopia, scatenata dall’Italia fascista nel 1935.
Dall’Ospedale militare dopo un breve discorso, ma commovente, del direttore dell’Ospedale T. Colonnello Fabrizzi, dove ci fece distribuire un quarto di vino e una pagnottina con la (mortadella) e ci fu dato dalle suore una medaglina raffigurante la madonna Dell’Immagolata. E di li partenza, partenza a noi commovente, a me mi fu dato l’onore di Alfiere dell’ospedale, portando in testa alla truppa lo stendardo dell’ospedale cioè il castellone con emblema della croce rossa e scritto W l’ospedale 557, facemmo tutti il corso Vannucci immenso a due ale di folla plaudente, e dai balconi fummo ricoperti di fiori, e fra i battimani era davvero da commoversi, e nel pensare era da piangere, invece si era orgogliosi, perché sì partiva per la Grandezza della Patria, arrivati alla stazzione erano 27 vagoni a nostra disposizzione, uno di III e uno di II per gli ufficiali dato che tutti noi in III classe non si entrava tutti e qualcuno passammo in II fra i quale anche io e diversi dei miei amici, e dato che alla notte passata non avevamo chiuso un occhio, non appena partito il treno ci addormentammo non curanti della bellezza dello splendore della luna e il chiarore del Gran Sasso d’Italia, e tutte le acque del fiume Pescara risplendevano, che nel vederle coi riflessi delta luna sembra-vano tutte accese, ma avvolti da tanta malinconia, e nel pensare che sarebbe stato il penultimo giorno di permanenza in Italia perché avevamo saputo che l’indomani ci saressimo imbarcati senza più rivedere i genitori, i fratelli, i conoscenti, il suo cuore, ecc. ecc. era triste tanto triste, nel pensarci, eppure era così, perciò non erano sufficenti tutte le bellezze di quella sera di Otto-bre Abruzzese per poterci distrae da quell’atroce dolore, così avevamo presi tutti sonno e non si vedeva più un soldato in giro per il vagone, anche gli Ufficiali si erano addormentati, ma fu un sonno poco profondo, che giunti a Foggia nelle prime ore del mattino, eravamo quasi tutti svegli e prendemmo un caffè alla stazzione e poi si ripartì per Napoli passammo poi un’altra stazione principale Benevento, e verso le 9 del mattino giungemmo a Napoli tutta in subbuglio di coloniali in partenza per l’Africa e noi ci condussero con i zaini in spalla fucile dove arrivato alla caserma cioè accantonamento di Poggio Reale, nelle vicinanze dello Stadio Partenopeo, e li un gran Capannone a tre piani e per terra, tutta paglia come le stalle delle vacche, e noi ci accantonassimo li da un lato al secondo piano, ma che poi di sopra ci veniva addosso tutta polvere immondizie e altra grazia di Dio, che sopra a noi c’erano tanti mascalzoni di artiglieria, genio, e anche sanità, negli altri cameroni. C’erano anche i carabinieri e le guardie di finanza pure loro in partenza per l’Africa, poi c’era diversi dell’automobilisti che facemmo poi il viaggio insieme sul famigerato Piroscafo Sicilia.
Il viaggio
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