Un branco di pecore

Nel tardo pomeriggio ci raggrupparono come tanti prigionieri di guerra, e ci condussero in una lunga galleria sotto la stazione centrale. Supposi che doveva essere un ex rifugio antiaereo, dato che nei due lati c’erano allineati due lunghe file di letti a Castello e per terra si notavano ancora i solchi mal riempiti dci dormenti per i binari. Nei dintorni non c’era nessuno degli addetti per guidarci ognuno al suo posto. Dopo un po’ di cammino e col peso dci due volumi, trovai un letto superiore libero, ci sistemai ai piedi la valigia e il sacco, e cosi fui costretto per tutta la notte a dormire con le ginocchia sotto il mento. La mattina dopo fui svegliato dal baccano e dalla lunga fila che si era formata nella galleria. Mi affrettai a mettermi in fila anch’io e quando arrivammo all’aria aperta, c’era della gente dietro un tavolo che distribuiva del pane e una ciottola di latte e caffe. Per l’emozione che stavo passando dal giorno precedente non mi accorsi di essere digiuno da molto prima di arrivare a Milano. Cosi quella colazione in mezzo a uno scenario di sbandati e sfollati di guerra, mi fece sentire più rianimato e perfino contento di farci parte! Verso le otto ci condussero come un branco di pecore verso il treno per andare a Liegi.