Mestieri
scienziatoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Di tappa in tappa, il malariologo Gabriele Gramiccia attraversa tutta l’Unione Sovietica, nel 1960, per verificare l’attività dei presidi sanitati sovietici per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’ospitalità russa si rivela però un fattore di intralcio, il viaggio diventa frenetico tra pranzi e cene di benvenuto accompagnate da robuste bevute di bevande alcooliche.
11 luglio
L’arrivo a Tbilisi, antica Tiflis, capitale della RSS di Georgia, alle 8 di mattina, ci mette a confronto con due medici georgiani (attenzione, non russi), il direttore del Sanepid della, repubblica di Georgia, e il direttore dell’Istituto di Parassitologia medica e medicina tropicale, che ci avevano atteso dalla sera prima. Ne concludiamo che le informazioni sul nostro arrivo o non arrivano a tempo, o arri-vano sbagliate. Tbilisi, 700.000 abitanti è in una valle collinosa e verde, piena di alberi. Strade larghe e bene ombreggiate da platani, di aspetto Piacevole. All’albergo per una rapida colazione (ancora, uno sbaglio nel conto), un bagno e cambiarci. Alle 10 dal Ministro della Sanità., l’amico Maruashvili, che è diventato, dall’ultima volta che lo avevo visto, membro corrispondente della Accademia delle Scienze dell’URSS e membro del Soviet Supremo; gentilissimo e semplice, scienziato e diplomatico, discutiamo per due ore nel suo ufficio, sotto un enorme quadro del georgiano Stalin. Per due anni il Caucaso è stato in ebollizione dopo la sconfessione di Stalin. Adesso si sono calmati, ma in Georgia. -come vedremo – ci sono dovunque ritratti di Krusciov che non si vedono a Mosca e in Azerbajan (per indottrinazione o per paravento?). Pranziamo rapidamente in un ristorante cittadino, poi visitiamo il Sanepid della repubblica e riceviamo spiegazioni dettagliate sul suo funzionamento; ma il criterio di valutazione statistica e di ricerca dei casi di malaria incongruo e ci mettiamo un’ora per riuscire a capirlo, in parte. Non è solo una questione di diversa terminologia, è una questione di mentalità. Forse abbiamo un principio diverso per la scelta delle categorie. Cosi’ è, ad esempio, per le cosi’ detta “rappresentazione dinamica” dell’evoluzione della malaria (o di altre malattie) in una regione, che a noi non fa senso, basata come è su percentuali arbitrarie. Di li’ all’Istituto di Parassitologia medica, dove ritrovo il malariologo albanese Dr. Adhami, al quale posso chiedere dettagli del lavoro in Albania e Br. Ch. si incarica di raccogliere le statistiche e i dati sulle ricerche sulla malaria in Georgia. Poi all’albergo per un rapido bagno e per preparare i bagagli. Alle 19 il Ministro ci viene a prendere per andare con gli altri colleghi a cena nel ristorante del parco Stalin, su una collina. che si innalza 800 metri sopra la città. Il parco è splendido: fiori, alberi, vista, su Tbilisi e le montagne intorno, parco di divertimenti, enormi statue di Stalin, torre della TV, ecc. Nel pendio della collina verso la città si vede la chiesa ortodossa dove è sepolta la madre di Stalin e lo scrittore Grebojedov. Durante la cena, secondo l’abitudine georgiana che ci viene spiegata, colui che invita o che presiede deve pronunciare un brindisi per ogni invitato. Siamo nove, nove bevute; e Maruashvili sa trovare i termini più belli, delicati e gentili per ognuno, compreso il suo chauffeur che era a tavola con noi. Si mangia dell’ottimo pane di polenta, il solito caviale, torte di verdura, formaggi, pomodori, pollo, scisclik, ecc; Il piccolo Adhami è sbronzo, Br;-Ch.,: mezzo sbronzo; io, al solito, mi modero e reggo. Lo stesso, fortunatamente, per lo chauffeur, ché si tratta di discendere di corsa la strada tutta a tourniquet, per andare in albergo a prendere i bagagli e acchiappare il treno alle 21;30 (ora locale, spero). All’inizio della discesa, la radio dell’automobile annuncia l’abbattimento di un altro aereo americano in territorio sovietico (Mare di Behring) con sette persone a bordo. L’interprete parte in tromba in un discorso d’odio per gli americani. Maruashvili lo calma diplomaticamente. Ma è mai possibile che gli americani siano cosi’ cretini da creare situazioni simili ? Di fronte a certe cose cosi’ ingiustificabili mi viene da domandarmi se puo’ essere vero. Ma si puo’ dubitarne? Il pericolo è quello delle scintille vicino a un deposito di polvere da sparo. Per un senso di responsabilità umana, Br;-Ch; ed io dovremmo essere ancora più furiosi dei russi. La corsa verso la stazione non ci dà tempo di pensarci troppo. Riusciamo ad acchiappare il treno. Questa volta abbiamo un vagone-letto “internazionale” a due posti, e i soliti 10 rubli per le lenzuola. Dormo malissimo per tutto quello che ho mangiato e bevuto. Fa caldo, ho sete durante tutta la. notte e non c’è acqua potabile nel treno.
Il viaggio
Mestieri
scienziatoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Gabriele Gramiccia
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