Mestieri
maestra elementare, casalingaLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
SomaliaData di partenza
15.1.1940Data di ritorno
8.1943Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo due settimane di navigazione, Graziella ha raggiunto il marito a Mogadiscio. Al transito dei bagagli dal controllo, la sposina napoletana scopre con enorme sorpresa un oggetto che non aveva messo in valigia.
Il 30 gennaio fui chiamata sul ponte dagli amici che mi ero fatta a bordo. Mi presentarono Mogadiscio: una lunga distesa di costruzione bianche merlate, interrotta da snelli minareti e da una massiccia torre lasciata dagli intrepidi portoghesi.
La nave non poteva avvicinarsi a terra perché non era ancora stato fatto il porto e il fondale era irto di scogli. Si sbarcava con la “giapponese”. Una gru portava dal ponte della nave ad una “maona” (barcone a motore) che si avvicinava al fianco della nave. La gru sollevava una grande cesta nella quale si entrava in otto o dieci persone in piedi e, lentamente, si veniva calati sul fondo della maona che, non avendo chiglia, poteva passare quasi dappertutto. I bordi di questo barcone, assai funzionale, sono altissimi, tutto intorno al bordo un lungo sedile e varie sporgenze alle quasi aggrapparsi, tutto questo non impediva però di essere sballottati uno contro l’altro quando il mare era agitato, e lo era ed è quasi sempre. Ancora oggi a Mogadiscio si sbarca con la “giapponese”.
Il vostro nonno, che non voleva fare lo sposino trepidante davanti agli occhi dei passeggeri che certamente non aspettavano altro, non venne a prendermi sulla nave. Così ero rimasta l’ultim e con l’ultima “giapponese” mi decisi a scendere. La maona impiegò ben 40 minuti a portarmi a terra dove finalmente lo trovai. Aveva già radunato i miei bagagli sbarcati dalla stiva ed arrivati con un’altra maona ed aveva dichiarato a tutti che non c’era assolutamente né roba di contrabbando né, tantomeno, armi. Il doganiere, però, pignolo, volle le chiavi del baule armadio che avevo io e che trepidante gli consegnai, lo spalancò… non ebbi neanche il tempo di fremere e di sentirmi imbarazzata quando, nel bel mezzo del cerchio di persone, cadde un bel fucile! L’unica cosa che si era mossa e che evidentemente non era stata sistemata con molta cura. Io rimasi ammutolita e certo prima di trovare una scusa avrei impiegato mezz’ora, invece quel fiorentinaccio del vostro nonno fece, battendo le mani: “guarda, guarda che sorpresa la m’ha fatto la mi mamma, e si vede proprio che un lo sapeva che le armi un possono entrare poverina, ma che sono le mamme, si è ricordata che lo desideravo tanto…” e giù con questo tono. Fu un coro di risate e ce ne andammo con il fucile.
Il viaggio
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diploma magistralePaesi di emigrazione
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15.1.1940Data di ritorno
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