Mestieri
inpiegatoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1911Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Dopo le prime schermaglie, con il cannoneggiamento di Bengasi ha ufficialmente inizio la guerra italo-turca. L’artigliere Giuseppe Mariani è entusiasta degli avvenimenti ai quali partecipa e assiste.
Le navi si fermarono a circa 4 chilometri dalla riva. In prima linea si disponevano le Corazzate in ordine da fuoco pronte a bombardare i centri abitati. A terra si osservava un gran viavai di Indigeni i quali sembrava si dessero un gran da fare per la propria difesa. Una Torpediniera, intanto, si avvicina a terra, ritornando poco dopo verso la nave Ammiraglia. Si seppe che era andata ad intimare la resa e che la risposta era stata per la resistenza, giacché la bandiera Turca continuò a sventolare sulla detta Caserma Bercha. Cominciò a correre voce che l’Ammiraglio avesse dato 24 ore di tempo e che, se al mattino seguente alle ore 6, Sulla città o sulla Bercha ci fosse stata ancora la bandiera Turca, avremmo potuto ritenere accettata la guerra, e quindi da par te nostra si sarebbe iniziato il Bombardamento. Se ci fosse stata invece la bandiera Italiana avremmo potuto ritenere ottenuta la resa. Parte della notte venne passata in mezzo ad un lavoro febbrile per preparare le Zattere da Sbarco. Si attendeva lo spuntar del giorno per vedere quale delle due bandiere avrebbe salutato il nuovo sole. Albeggiò in mezzo al trambusto; si diressero i binocoli sulla Bercha e, con soddisfazione di tutti, si scorse la bandiera Turca. La guerra dichiarata venne accettata. Sulla spiaggia dove sarebbe avvenuto lo sbarco nulla si scorgeva. Il tempo era piovoso e tirava vento di terra. Le imbarcazioni cominciavano a solcare il mare in tutte le direzioni. Verso le 7 le navi da guerra cominciarono ad aprire il fuoco. Cominciò il Bombardamento. I colpi non erano diretti alla città, ma alla spiaggia (ché occorreva sgomberare il terreno da occupare) e alla Caserma Bercha dove si dubitava un certo movimento del nemico.
Verso le 8 il fuoco si fece più cadenzato. Le imbarcazioni filavano verso la spiaggia con la Compagnia di Sbarco della Marina. Alle 8 e mezzo scendemmo noi (solamente la Batteria di Combattimento ed il Reparto Cassoni) diretti alla Punta Giuliana. Intanto dal mare sentivamo che la fucileria aumentava sempre di più. In tutti nacque la convinzione che il nemico tentava di impedirci lo sbarco e tutti avremmo voluto accorrere in di fesa dei primi giunti a terra (la compagnia di sbarco) che aveva cominciato l’attacco che sosteneva con difficoltà ed era quasi sopraffatta; le imbarcazioni tutte munite di piccole artiglierie, si difendevano intensificando sempre più il fuoco cercando di spezzare i ripari che nascondevano i tiratori avversari. In mezzo al sibilo incessante si giunse al pontile costruito in fretta dalla Compagnia del Genio. Prima di attaccare, i marinai lanciati in acqua, afferrando le funi tiravano le Zattere con i nostri pezzi da Montagna, mentre anche parecchi di noi saltammo in acqua per trasportare a terra al più presto i nostri cannoni. Appena giunta a terra la nostra Batteria, le sorti del combattimento cambiarono: presimo subito posizione a pochi metri dal mare su una piccola duna per aprire il fuoco a i mitraglia contro la Cavalleria a brevissima distanza (500 metri). Il sempre distribuendo abilmente il fuoco dei nostri pezzi, essendo la Cavalleria divisa in vari gruppi, sparammo con molta celerità, cadenza e accanimento straordinario. I colpi si susseguivano con celerità massima perché si sa che, giungendo la Cavalleria a tale distanza dai cannoni, l’Artiglieria può quasi sempre considerarsi distrutta. Quel giorno fu un’eccezione alla regola del tiro, celeratissimo e perfettamente indovinato dalla mia Batteria: la Cavalleria si disperse lasciando davanti a noi buona parte di cavalli e uomini morti. Dirigendo poi il tiro contro Cavalleria e Fanteria a varie di stanze, dalle brevi fino a 400 metri, sempre con efficacia massiccia dei nostri pezzi, benché in mezzo alla sabbia e senza i muli, avanzavamo sempre più per prendere nuove posizioni. Intanto era già sbarcata e continuava a sbarcare la nostra Fanteria che, appena giunta a terra, prendeva parte al combattimento. La lotta era impegnata con molto accanimento. Da una parte truppe irregolari ma tenaci, poco abili nel tiro ma abilissimi nello sfruttare il terreno, audaci risoluti e noncuranti delle perdite delle altre truppe, ansiosi di battersi, accaniti, di grande slancio, capaci di vero eroismo. La Battaglia fa provare delle emozioni nuove, bellissime, i giorni in cui sí combatte sono i migliori della nostra vita, i meglio impegnati e non possiamo lagnarci di essere stati messi al mondo. Un giorno di combattimento vale bene parecchi anni di sofferenza e di imprecazioni contro la vita.
Il viaggio
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