Un girone infernale nella Saar

Quante volte nel vedere in quelle gallerie gruppi di uomini ricoperti di fango che erano alle prese con quei motori ad aria compressa, che pesavano la bellezza di venti quintali, far dei sforzi per spostarli, per caricarli sopra qualche mezzo scivolavano cascavano impre­cavano, stravolti nel viso, scomposti nel corpo, imbrattati di quella melma nerastra guasi da non riconoscerli, sé erano, ossia se eravamo uomini ho maiali, tanto eravamo inriconoscibili. […]

Osservavo questi gruppi di uomini, intenti a rimuovere quei mezzi pesanti, che alla voce di un sceff, che dava il segnale di fare tutti assieme … alla sua voce, tutti si faceva un sovrumano sforzo … si vedevano i muscoli sollevarsi dalle braccia, i petti gonfiarsi, perché l’indumenti che si portavano non coprivano bene il corpo, perché erano ha brandelli, … si vedevano gli occhi di quei disgra­ziati che per lo sforzo sembrava volessero uscire fuori dall’orbita, le vene s’ingrossavano come vi fosse uno che le gonfiasse apposta, … così, nel vedere tutto questinsieme di sacrifici forzati … mi sembrava di vedere la visione di un canto dell’inferno della divina commedia di Dante Alighieri, che col suo canto, … condannò alcuni rei di non ave rispettato i coman­damenti di Dio, perciò li condannò ha spingere enormi massi di pietra, in una pianura che vi era un metro di fango, … e se questi massi non li facevano rotolare venivano battuti a sangue con grossi bastoni nodosi, dai suoi guardiani.

Figuratevi quale sforzi facevano in mezzo a quel fango quei condannati, … per non essere battuti. E io nel settimo piano di quella miniera, nel vedere fare simili sforzi nel fango e nella melma, hà debole luce di lampada che impressionava ancora di più, … mi sembrava di essere quel canto descritto da Dante, mà, noi non eravamo colpevoli di niente.