Mestieri
elettrotecnicoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Vietnam, SudanData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Sisto Cherchi è un ingegnere torinese con una grande vocazione umanitaria. Nel corso della sua vita, progressivamente, ha offerto sempre più le sue competenze per aiutare i paesi e i popoli impoveriti dalle guerre e dallo sfruttamento coloniale dell’occidente. Il Vietnam nella seconda metà del Novecento è certamente tra quelli che hanno sofferto di più, eppure Sisto trova potenzialità sterminate nelle persone che incontra e, stimolato da nuove scoperte, scrive lettere a Ombretta, una cara amica con la quale è in contatto in Italia.
10.5.87
Cara Ombretta,
dopo il lungo silenzio, che dura ormai da alcuni mesi, ho sentito il bisogno di rimettermi in contatto con te, per non lasciare che la nostra amicizia inaridisca per povertà di comunicazioni. Questa non è certamente imputabile a dimenticanza, ma alle mie lunghe assenze dall’Italia e all’attesa di un momento di quiete, indispensabile per non limitarmi a semplici convenevoli. Poiché mi sembrava che questo momento di calma divenisse sempre più improbabile, ho pensato che la soluzione migliore fosse quella di scriverti pochi brani per volta, cucendoli col filo del ricordo, che, nonostante le apparenze, è sempre molto vivo. Durante questi mesi sono accadute molte cose, che hanno impresso un nuovo corso alla mia vita. Anzitutto ho dato le dimissioni dall’azienda presso la quale lavoravo, poiché non riuscivo più ad assolvere tutti gli altri impegni, che non ho mai considerato marginali. M’illudevo ingenuamente di decongestionare la mia vita attiva eliminando un gravoso impegno, ma, ben presto mi sono reso conto che è la mia stessa natura a spingermi a compiere tutte le azioni che il tempo, le attitudini e la salute mi consentono. Non volendo però cadere vittima dell’efficientismo ho dovuto dare anche più spazio alla riflessione, senza mai tuttavia raggiungere la profondità alla quale continuo ad anelare.
Sono stato a lungo in Viet-Nam dove, insieme a una millenaria, ricchissima cultura, ho scoperto nuove realtà affascinanti, dalle quali mi sono lasciato coinvolgere. In particolare sto facendo una suggestiva e appassionante esperienza nelle terre vergini, ancor più remote e immerse nella solitudine delle lande africane, nelle quali già mi pareva di vivere ai margini del mondo. In quelle terre sto cooperando coi pionieri, che stanno vivendo sugli altopiani densi di foreste una vera epopea. È gente che non ha voluto rassegnarsi ad attendere, nelle città sovraffollate, l’occasione per mettere a frutto i propri talenti, ed hanno scelto l’utopia di rifondare su basi nuove una civiltà che ha radici antichissime, ma sta ormai ristagnando, spossata dalla guerra, dalla miseria e da molte frustrazioni. Sono uomini e donne di diversa fede politica o religiosa, giovani ma non giovanissimi, ricchi di autentici valori che la guerra non sembra avere offuscato, capaci di sacrifici che a noi sembrano sovrumani, uniti dall’ideale di riconciliare uomini che sono stati nemici, riconciliarli fra loro e con la natura che si offre a essi ancora intatta. Vivono lontanissimo dalle regioni abitate, in luoghi dove non giungono strade ma solo gl’interminabili sentieri che loro stessi hanno praticato attraverso foreste che in molti luoghi non erano mai state calpestate dall’uomo. Per raggiungerli ho dovuto affrontare più disagi che in Africa, guidato da loro amici ai quali avevo manifestato la mia disponibilità a cooperare con i pionieri, offrendo a essi le mie conoscenze sulle “tecnologie dolci”. Vivono in baite costruite con gli alberi delle foreste; le loro uniche ricchezze, oltre alla grande spinta morale, sono le terre, gli alberi e l’acqua. Per ora dispongono soltanto di ciò che è necessario alla semplice sopravvivenza, non sentono rimpianti, sono ben consapevoli di esser la testa di ponte di una civiltà che troverà lì nuovi sbocchi, e soprattutto hanno una devozione profonda per la natura che non vogliono soggiogare ma rendere amica dell’uomo. Vivendo con loro tornano alla mente Robinson di Defoe, i pionieri del West americano, Isac della “Buona terra” di Ham-sum, l’esperienza di “Walden” vissuta da Thoreau e anche l’anelito di Vori Orla descritto nella “Vita semplice” da Wiechert. Non mi par vero di poter vivere e cooperare con gente che sembra possedere virtù e caratteri di molti personaggi, a me cari, che sembravano esclusivamente letterari. Per mia fortuna molti di loro sanno parlare il francese e quindi le nostre comunicazioni sono molto facili. Fra qualche mese ritornerò da loro e ho già ricevuto l’invito a recarmi presso un’analoga comunità del Laos, per svolgervi gli stessi compiti. Quest’ultima è ormai così bene avviata che ha destato anche l’interesse del governo. Infatti le stesse autorità di questo stato mi faranno portare in elicottero da Vientiane alle foreste del Pathet Lao, lontane quasi cinquecento chilometri e inaccessibili con qualsiasi altro mezzo.
Il viaggio
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Vietnam, SudanData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Sisto Cherchi
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