Mestieri
muratoreLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
CanadaData di partenza
29.6.1954Data di ritorno
3.1964Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)È il primo Natale che Giovanni Zilio trascorre lontano dalla moglie e dalle figlie, rimaste in Italia.
Ritornando al lavoro in caserma, essendo stato assunto alle dipendenze del Ministero della Difesa Canadese quale addetto al reparto manutenzione della Caserma , cosiddetta Ordinance, aile 8 del mattino successivo da Monsieur Lavallée, un signore dai capelli bianchi dal cuore d’oro, francocanadese vecchio stampo e mi disse: “Caro figliolo, cosa ti posso far fare ora che non ho lavoro nemmeno per quelli rimasti ed ho dovuto mandarne a casa fino a ieri? Che mestiere fai?” Gli risposi che ero un semplice manovale. Mi disse che aveva 10 falegnami, 3 idraulici, 2 elettricisti, 2 muratori e 7 manovali. Ed io: “Sono entrato forse per mezzo dello Spirito Santo, ma che ho bisogno di una paga per la mia famiglia da mantenere.”
Allora mi mandò alla baracca n. 4 e mi suggerì di chiudermi alla prima toilette e che appena avesse trovato qualcosa da farmi fare sarebbe venuto a chiamarmi. Rimasi seduto sulla tazza del water fino alle undici in attesa, poi venne a chiamarmi e mi portò al Boiler Room, cioè alla caldaia centrale per il riscaldamento dell’immensa caserma. Lì erano ospitati 5 mila soldati , lavoravano 4 mila civili e c’erano gli uffici ed i magazzini del corpo d’ armata di Montréal, compresi mille carri armati ed altri 2 mila automezzi militari. Arrivato all’impianto caldaia, c’era il camion che mi attendeva per caricare le scorie di carbone della fornace e Lavallée mi dice: “Vai piano, risparmiati il lavoro, perché sennò devo mandarti al cesso un’altra volta.” Varie volte stavo al cesso in attesa di ordini ed al sabato, giorno di riposo, andavo al Consolato.
Ora che avevo un lavoro fisso e di probabile durata , cominciai le pratiche per il richiamo della famiglia. Scrissi felice ad Ina della fortuna che avevo avuto. Il lunedì, durante il lavoro, venne a trovarmi il Tenente Lee e parlammo un po’e mi disse: “Lascia che dicano quello che vogliono, finché io dirigo questo posto tu lavorerai qua. Lavallée è contento di te. Mi ha detto che sei umile, rispettoso, obbediente e sveglio, ciao.” Cominciò cosi il tran tran che durò 27 mesi. Io ero un novellino, in un ambiente straniero, poi visto che mi arrangiavo in tre lingue ed ero disponibile con amabilità e con tutti, cominciarono a chiamarmi tutti in maniera gentile, come fossi uno di loro e non con il solito sarcasmo che usavano con gli altri immigrati. Tutti indistintamente mi dicevano di andare piano. Era la prima volta nella mia che mi si diceva di lavorare lentamente. Altro che “schnell-Arbheit dei tedeschi gridato con ossessione. Cosi con poca fatica imparai a non faticar troppo per portare a casa la paga e capii che il lavoro è fatto e marce con con varie velocità, come il motore di una macchina.
Poi si avvicinò Natale, che in Canada era qualcosa di grandioso. La vigilia era giorno di lavoro, però invece di lavorare, c’erano dei rinfreschi: panini, torte e man mano che la gente era sbronza, se ne andava (tanto era pagata comunque) ed i canadesi in fatto di sbronze non scherzano. Lì fanno sbronze di massa e basta poco per ubriacarli perché non bevono calmi, con metodo come noi. Fanno tutto in fretta, direi con ingordigia, sono degli immaturi. Passai un bel Natale con i miei fratelli, ma permeato di tanta nostalgia di mia moglie e delle mie bambine.
Il viaggio
Mestieri
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