Una lettera in tasca

Poi Valter disse: Compagni mi è venuto in mente una cosa credo secondo la mia idea di farla cioè tutti di scrivere una lettera alle nostre familie parenti o amici poi di mettersela in tasca se per sfortuna dovessimo morire se qualcheduno à degli affari da fare sapere quando ci prendono fuori la troveranno. Tutti abbiamo confermato quanto Valter aveva detto. William Clellan aveva in tasca un piccolo librettino e una mattita Valter Vait lo stesso ma eravamo 21 tutti volevamo scrivere come fare così solo 2 mattite si doveva andare a turno io fui quasi uno degli ultimi.

Oramai era quasi 24 ore che non avevo assaggiato cibo ne bevanda e la fame cominciava a farsi sentire come pure la sete e tutti erano della medesima condizione. […]

Venne il turno di scrivere la mia lettera, tanti affari non ne avevo se non si puole colla bocca almeno con le [mani] ho scritto la seguente.

Nella Mina di Cherry, Illinois, 14 novembre, 1909.

Cara Ermminia e figli

Al momento che scrivo è l’una dopo mezzogiorno ho fame ma il più che mi disturba è la sete. Cara Erminia sono sicuro che la mia ultim’ora è suonata e che mai usirò vivo da questa tomba. Non pensare alla mia morte perché credo di fare una morte dolce. Scriverai alla mia sfortunata madre e fratelli e gli dirai la mia triste fine altro non ho da dirti di educare il nostro figlio meglio che puoi, e quando sarà grande gli dirai che aveva un padre onesto. Direi arrivedersi ma non posso che dire addio per sempre. Un Bacio Antenore.

Dopo poco che ebbi finito di scrivere queste poche righe si abbiamo cambiato posizione perché l’aria cominciava a essere cattiva. La fame si faceva sentire sempre più ma la sete superava anche la stanchezza e chi non à mai patito la sete non può conprendere quanto questa sia insopportabile. […]

In questo momento sono poco più poco meno le 5 ore dopo mezzo giorno del giorno 14.