Mestieri
musicista, fotografo, documentaristaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Afghanistan, India, AustraliaData di partenza
1967Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri) Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Raffaele Favero segue la resistenza afgana fino all’ottobre del 1983, viaggiando tra il paese in guerra e l’Australia dove ha lasciato la mogli e ei figli. Fin quando non si ritrova al cospetto di una frontiera che non riesce a valicare. Durante una permanenza in Afghanistan muore, a Urgun, in circostanze tragiche e misteriose, schiacciato da un carro armato mentre continua a documentare la guerra in corso. Queste sono le ultime lettere che ha spedito a casa prima dell’incidente in cui ha perso la vita.
MARYBOROUGH, Sept 25, 1981
Carissimi tutti,
ho lasciato il vecchio lavoro di “project officer” (finalmente…) e quello dei vetri per una carriera di cineasta. Il lavoro dei vetri-incisioni e sabbiature e smalti lo posso sempre riprendere quando voglio così come qualche lavoro di consulenza architettonica per l’Housing Commission (il dipartimento dove lavora Jill) ma per il momento mi sembra opportuno seguire l’industria cinematografica e televisiva. In questo campo ho completato un documentario sull’Afghanistan e sto lavorando su un documentario-mini-storia sui SUFI o sette mistiche dell’Islam girano in 16,, in Pakistan, dalle montagne del Karakorum ai deserti del SINDH e RAJASTAN. Poi sto montando un altro documentario di valore MILITARE sulla guerra ed i movimenti di resistenza musulmani ingaggiati nella lotta contro i sovietici. Bé… forse è meglio che vi dia un resoconto sul mio ultimo viaggio in quelle terre.
Mi sono recato in Afghanistan con la solita mia cinepresa SUP-8 CANON 1014XL SINCLE SOUND SYSTEM. Con i miei amici contrabbandieri PATHAN sono entrato da Miran Shah – North Waziristan, camminato per giorni e giorni in PAKTIA su montagne oltre i 2500 m fino alle pianure dell’altopiano di GHAZNI dove sono rimasto per un mese e mezzo a filmare i MUJAHIDDIN nella loro vita quotidiana. Ho avuto la fortuna di assistere ad una operazione militare piuttosto avanzata: l’assedio della base sovietica di ZURMAT che ha impegnato i guerriglieri della liberazione islamica per tre settimane, 400 mujahiddin armati di mortai, trasportati da muli, cammelli e asini, artiglieria (122mm/75mm/82mm) e mitragliatrici pesanti (12.7 mm/14.5 mm) donate dal popolo cinese e egiziano, nonché BAZOOKA (Rocket Launcher “RPG-7”) e anche missili all’infrarosso (SAM-7) di provenienza imprecisata (non-USA). Ho assistito e filmato elicotteri (MI-24) e carri armati russi e le battaglie ingaggiate dai mujahiddin. Devo dire che i sovietici stanno decisamente perdendo e cominciano a contare le loro munizioni e a risparmiare sull’uso di armamenti costosi. Hanno perso un numero incalcolabile di carri armati, autoblindo e elicotteri, hanno perso un intero battaglione di paracadutisti nelle montagne del Panjsher. E’ vero che usano gas e bombe chimiche ma i mujahiddin hanno le maschere antigas! Io penso che tra non molto se ne andranno dall’Afghanistan, specialmente se vogliono impiegare più truppe sul fronte occidentale (Polonia). Non si possono permettere una guerra impegnativa come quella dell’Afghanistan. Ad ogni modo non si può prevedere il futuro ma si può vedere che l’esercito rosso è stanco e se ne vuole andare….
BACI E ABBRACCI
Vostro
Raffaele o Rafiullah….?
MARYBOROUGH, 3 ottobre 1982
CARISSIMI GENITORI
ho ricevuto la vostra lettera con le ultime notizie (28 settembre). Mi spiace che mamma non stia toppo bene, forse sono le preoccupazioni. Spero che torni in buona salute presto. Da parte nostra non si deve preoccupare, tutto è tornato normale: abbiamo fatto un buon viaggio di ritorno con scalo a Mosca, un giorno ed una notte a Tokyo dove i bimbi si sono divertiti e poi a Sydney e Melbourne. Tutto è funzionato come l’olio, senza disguidi: i bimbi si sono già infilati nel solito tran tran di casa e scuola mentre Rhea purtroppo è tornata malaticcia, forse per il residuo dell’inverno qui in Australia.
Oggi è andata a far degli esami perché è magrolina e non mancia e si indebolisce: forse dovremo cambiare clima ed andare ad abitare più a nord, vicino al mare così che Rhea stia meglio. Non so ancora quale sarà il programma dell’anno venturo perché come sapete il mio lavoro mi rende sempre meno fisso e disponibile in un solo posto (casa). Come forse sapete già appena tornato in Australia e sistemato la famiglia sono andato a Tahiti, isola di Pasqua a filmare per un documentario sul Pacifico, poi di nuovo in Chile e Argentina dove ho visto Tano (ndr fratello gemello di mio padre), Silvano (cugino) Lucia, Mariella eccetera. Mi sembra che Tano stia meglio anche se ha dovuto andare all’ospedale per un’operazione all’ernia. Ora sta meglio, saluti da tutti. Poi mi sono recato ad sud Patagonia e Terra del Fuego e penisola antartica dove mi sono congelato un po’ le labbra (niente di grave, ho solo perso un paio di volte la pelle poi un po’ di paghe, ma ora si è rimesso a posto, per più di due settimane non ho potuto baciare nessuno….) a cause del vento (160kmh) piuttosto freddo: -25 °. In ogni caso è stata una esperienza interessante. Molto probabilmente dovrò tornare l’anno prossimo. Ora posso dedicare un po’ di tempo al focolare famigliare, specialmente quando Rhea è malata perché come sapete quando lei (la piccina) non sta bene è attaccata alla madre 25 ore su 24 e gli altri due devono andare a scuola eccetera. Quando la principessina è indisposta tutta la casa si ferma.
La motivazione di tornare in quei posti è stata l’invasione russa, e siccome dai giornali e televisione non si può avere un’idea precisa ho deciso di andare personalmente a vedere che cosa succede e nel frattempo girare un film e prendere fotografie. Qui in occidente (Australia, America, Europa) si parla tanto di Afghanistan, di egemonia russa, di boicottare le Olimpiadi, ma nessuno fa niente e lascia che la Russia pian piano decimi l’intera popolazione e magari un domani anche entrare nel Pakistan e così via.
Quando mi sono recato a Peshwar (città pakistana al confine con l’Afghanistan, Ndr) mi sono reso conto che la situazione in realtà è molto peggiore di quel che si pensava. NESSUNO (le parole in maiuscolo sono di Favero, Ndr) può più entrare in Afghanistan con passaporto per le vie normali, così ho deciso di unirmi ad un gruppo di MUKAHIDDIN (così Favero chiama i cosiddetti mujaheddin, e li definisce “guerrieri di liberazione”, Ndr) e sono penetrato all’interno dell’Afghanistan nella zona di PAKTIA dalla città Pakistana di Bannu. Grazie alla mia conoscenza del Pashto (lingua parlata nella zona, Ndr) è stato abbastanza facile per me inoltrarmi fino oltre GARDEZ quasi alle porte di Kabul (l’attuale capitale, ai tempi occupata dai sovietici, Ndr) attraverso le montagne. Ho coperto una distanza di 450 km in un mese su e giù per le montagne attraversando passi nevosi di oltre 3500 m. ho raggiunto un Quartier Generale di ribelli che gentilmente mi accompagnarono dappertutto.
Nel periodo passato all’interno ho visto ed assistito a tutto. Ho visto centinaia di villaggi bombardati, distrutti, rasi al suolo, il mio povero amato Afghanistan del Buzkashi (sport equestre tradizionale, Ndr) è finito. Un milione di morti nell’ultimo anno e un milione e mezzo di rifugiati in Pakistan. Donne, vecchi e bambini hanno abbandonato i campicelli e con cammelli, asini e capre si sono avviati nel loro esodo verso il Pakistan. TUTTO NEL FILM.
I ribelli mi hanno fatto vedere i segni delle loro battaglie sulle vie di comunicazione; centinaia di carri armati e autoblindo distrutti, bruciati come mostri in rottami. Combattono fino alla fine, non si danno per vinti. La loro causa è santa, non è come la guerra dell’Iran o dell’Iraq, oppure come gli arabi e Israele: la loro guerra è una GIUSTA RESISTENZA contro un crudele oppressore senza religione. Tutta la nazione è in armi, hanno catturato armi russe, carri armati, mitragliatrici, ecc. e adesso le usano contro i russi stessi. Non hanno paura di niente, neanche dei più moderni elicotteri corazzati da caccia. Ho assistito a una battaglia dove i guerrieri afghani avevano la meglio contro postazioni di montagna, bunkers, forti, carri armati, elicotteri MIG. Quando ero sul fronte pensavo a papà quando era alpino e mitragliatrice d’argento.
Il viaggio
Mestieri
musicista, fotografo, documentaristaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Afghanistan, India, AustraliaData di partenza
1967Periodo storico
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