Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1937Data di ritorno
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo un impatto difficile con la vita in Etiopia, Francesca Pennacchi si è ambientata e la nuova vita le sembra ora bellissima.
Ogni mattina mi sveglio felice: avrò una giornata di sorprese, le sento nell’aria! Quante ore ho davanti a me prima di notte sono tutte allettanti, perché mi riservano senz’altro altro qualcosa di nuovo, e l’esserne consapevole è meraviglioso! Oggi per esempio la mia Dora deve partorire, infatti quando il babbo l’ha portata era già gravida; un nuovo essere vedrà la luce, vivrà.. Il babbo mi manda via perché la neo mamma soffrirà e lui non vuole che io soffia con lei, così mi allontano, ma non tanto da non sentire arrivare fino a me il suo belato sofferente; mi chiedo perché un momento così bello come quello in cui nasce un figlio deve essere un momento di dolore; ad un tratto un belato diverso dal precedente, simile ad un tremito, tenue e tenero, mi scuote: è nato! Corro senza aspettare che mi chiamino e vedo una creaturina tutta bagnata e sporca di sangue, e di qualcosa di appiccicaticcio che si agita; il babbo la sta lavando, ad operazione compiuta ne esce un caprettino delizioso, bianco e nero che, tremante, cerca di alzarsi; le sottili zampette si piegano, non lo reggono, lui tenta ancora, sta per piegarsi di nuovo sulle zampe davanti no ecco….ora è in piedi e muove qualche passo verso la sua mamma che a me sembra guardarlo con amore mentre bela teneramente per chiamarlo.
Che cosa posso desiderare di più ora? Ho una casa, un giardino, due animali dolcissimi che è una gioia guardare, una famiglia che adoro ….non potrei proprio desiderare di più! Sento quasi rimorso perché ho dimenticato il povero dick-dick e non sento più tanto cocente la nostalgia per le persone care che ho lasciato a Carrara, ma li tengo tutti nel cuore. Ora, alla sera, quando la mamma mi fa inginocchiare per le preghiere, mi sento il cuore pieno di gratitudine e so che Dio, lassù, mi sta ascoltando, come quando, nelle domeniche invernali, nel mio paese lontano, la mamma ritornava dalla prima messa e ci portava, a me e a mia sorella che eravamo rimaste nel caldo del nostro letto, due castagnacci caldi con la ricotta che tenerezza sentivo! La mamma aveva speso ben quattro soldi per noi, anche se ne avevamo così pochi! In silenzio ringraziavo Dio per avere una mamma così. Vado volentieri nella nuova scuola dove trovo ad accogliermi una maestra giovane, alta e snella, che si muove con grazia e sorride a tutti rendendoci gradito anche il cucchiaio di olio di merluzzo che ogni mattina ogni scolaro è obbligato a ingurgitare perché la gioventù fascista deve essere sana e forte.
Il viaggio
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