Un’altra guerra

Arrivarono anche giorni molto tristi. Ci fu la morte del babbo. Partii sola per l’Italia e feci in tempo a rivedere mio padre vivo. Spirò il giorno dopo il mio arrivo, quasi mi avesse aspettato. Mamma restò con mia sorella, sposata anche lei.

Ritornai in America una settimana dopo, con quel grande dolore nel cuore. Tu mi fosti molto vicino, e così i ragazzi.

Ancora peggio fu quando arrivò un’altra guerra. Anche quelli furono momenti atroci. Johnny partì per il Vietnam.

La notte lo vedevo ferito, invocante il mio nome, o addirittura morto.

Tu soffrivi, ma mi rincuoravi con il tuo ottimismo.

– Anch’io sono stato in guerra e ne sono tornato sano e salvo – dicevi – e io pregavo, pregavo tanto affinché il mio figliuolo tornasse a me.

– Oh John, quanto ragazzi non tornano più, e quanti ne tornano mutilati!

Finalmente, anche quella guerra finì, e Johnny tornò a casa con qualche medaglia.

Ero in giardino a curare i miei fiori, quando vidi da lontano un ragazzone in divisa da ufficiale. Non lo riconoscevo, tanto era diventato più uomo; ma quando si avvicinò e me lo trovai davanti, sentii le gambe venirmi meno. Mio figlio era tornato e io potevo ancora stringerlo al cuore. Tu gli andasti incontro e vedendovi abbracciati capii quanto avevi sofferto, in quel periodo. Avevi le tempie grigie. Caro, caro il mio John, quanto coraggio mi avevi dato, malgrado la tua sofferenza!