Mestieri
dipendente pubblicoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
UgandaData di partenza
2010Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Umberto Romano racconta l’arrivo a Kampala, in Uganda, dove si reca nel 2010 in compagnia della moglie per andare a trovare la figlia, Roberta, cooperante internazionale attiva nel Paese africano.
Alle 5 del mattino, quando l’aereo plana sulla pista di Entebbe all’aeroporto di Kampala, il primo impatto è con un’aria nuova: più calda e con un odore tipico di terra d’Africa, lo stesso che avevo vissuto nei miei precedenti viaggi nell’Africa del Nord (Tunisia-Marocco-Algeria). Subito dopo, facciamo il visto, recuperiamo i bagagli, e lei è lì ad aspettarci, tra i suoi capelli ricci, in volto tutto un sorriso dagli occhi alla bocca. Un insieme di braccia e di mani si toccano, il cuore palpita, gli occhi si riempiono di lacrime. Siamo arrivati, e adesso la famiglia è al completo. Fa caldo, rispetto ai nostri 5°, lasciati in Italia, e nel tratto da Entebbe a Kampala apriamo il finestrino, per un po’ d’aria fresca mattutina; intanto come automi ci sfiliamo i prima la giacca a vento e, poi il maglione, (si comincia a sudare), (la temperatura è di almeno 30°), e il corpo comincia a risentirne. Viaggiamo a bordo di un fuoristrada “Tojota”, di proprietà di Roberta e Coy. L’autista si chiama Robert, ha la pelle nera come la gotte e due occhi grandi, da cui spicca il bianco delle Pupille. Appiccicato sul volto, in segno di benvenuto, un enorme sorriso.
E’ presto, per ripartire per Kampala; ci aspettano cinque ore di strada. Quindi si decide di ripartire dopo un breve riposo presso una casa nel centro di Kampala, dimora di una delle amiche cooperanti americane di Roberta. L’autista ci accompagna; verrà a riprenderci più tardi.
Le luci del giorno inoltrato, illuminano l’enorme stanza, mentre il canto rumoroso e assordante di enormi uccelli mi sveglia. E’ Domenica. La prima domenica in terra d’Africa; e l’aria, incisa dai caldi raggi di sole, è piena di voci e suoni. Il traffico è assordante; tanta gente cammina per la strada, vestita in tutti i modi; abbigliamento povero, ma anche elegante. Tanti sono i militari, in tutti gli angoli. “Ma… è così dovunque?” chiedo. Mi è risposto che è così solo a Kampala, perché e la residenza del presidente.
Sono le 11,00 e fuori l’aria è già calda; uno alla volta sfiliamo gli indumenti: prima il maglione, poi la camicia, fino a restare con la maglietta a mezze maniche. La temperatura segna già almeno 35°; e pensare che quarantotto ore prima in Italia ce n’erano al massimo 15°. Decidiamo di partire da Kampala con destinazione Gulu. Prima però, Roberta ci propone di fare colazione, in uno dei migliori bar da cittadini stranieri. Lavorano con la cooperazione internazionale e provengono da tutto il mondo; si ritrovano qui’, specialmente oggi che è domenica, per respirare un’aria più tranquilla, e parlare la stessa lingua, l’Inglese: è un modo come un altro per sentirsi meno soli, lontani dai propri Paesi. Ma vengono a Kampala anche per fare qualche spesa nei negozi Franchais, internazionali. Insomma per lasciarsi andare a un po’ di consumismo, dopo settimane di lavoro massacrante in zone polverose e piene di miseria…
Il viaggio
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