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Regno UnitoData di partenza
2014Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
tempo liberoTemi
tempo liberoNel periodo trascorso a Londra, Graziano riesce a vivere anche l’esperienza unica di assistere allo stadio a una partita di calcio di uno storico club della capitale come il West Ham. Il giorno successivo descrive lo spettacolo al quale ha assistito ai suoi amici italiani.
London 8th, 28 ottobre 2014 Up the Irons
E alla fine gli sceicchi sono tornati a casa con un 2-1 sul groppone e grandi feste all’Upton Park, dai microfoni parte l’inno della squadra che poi si interrompe e continua il pubblico, un certo effetto lo fa visto che lo stadio era tutto esaurito e tutti cantavano tranne i tifosi del Manchester e quelli come me che non sapevano le parole (ma comunque facevo un playback). Il secondo tempo è stato vibrante con il Manchester City all’assalto e il West Ham sulle barricate difensive, che hanno retto sino alla fine, grazie all’aiuto del pubblico e delle due traverse beccate dal City. Lo stadio non è particolarmente moderno, anzi sembra uscito da un documentario sul calcio dell’inizio del ‘900, ma è perfetto per vedere la partita, sembra di potere stringere la mano ai giocatori. Una trentina di anni fa, quando gli hooligans imperversavano, i tifosi del West Ham erano tra quelli con una fama peggiore, uno di loro ha raccontato in un libro quello che combinavano: “Congratulations you have just met the I.C.F.”, infatti dopo avere pestato i tifosi avversari gli lasciavano un bigliettino da visita con questa dicitura, l’humour inglese non risparmia nemmeno teppisti patentati, se questo sia positivo o no lo lascio decidere a voi. Adesso è un altro mondo, per comprare il biglietto non ho dovuto dare nessun estremo del documento di identità, né c’è stato alcun controllo all’entrata sul contenuto del mio zaino. Addirittura nell’intervallo nel bar dello stadio vendevano le birre nelle bottiglie di vetro. I tifosi della squadra ospite stavano nella tribuna sotto la mia e posso testimoniare che non è caduta giù nemmeno la carta di una caramella. In Italia si continua a raccontare che negli stadi inglesi hanno tolto le barriere, ed è vero, un giocatore del West Ham a un certo punto è finito tra i tifosi del Manchester…ma prima hanno fatto il mazzo agli hooligans, adesso lo spettatore più comune è il papà con figlio, e anche figlie, proprio davanti a me c’erano sedute due bimbe con il papà. In Italia è il contrario, si verifica l’identità al momento della vendita del biglietto ma poi nessuno la verifica all’entrata dello stadio (quindi regola inutile), si controllano gli zaini all’ingresso ma poi entrano i fumogeni e gli striscioni con gli insulti (quindi controlli inutili). La prima cosa da fare sarebbe sciogliere tutte le organizzazioni dei tifosi, ma questo nessuno lo vuole fare, perché sono una lobby come i tassisti de Roma. Dopo la partita tutti a mangiare hotdog o hamburger fuori dallo stadio, io ho festeggiato con hotdog E hamburger entrambi buonissimi, poi visto che alla stazione della metro c’era una fila chilometrica mi sono fatto un giro per il quartiere, era l’occasione per vedere un quartiere della periferia di Londra, non è degradato né minaccioso solo un po’ sporco e con qualche casa un po’ trascurata, c’era un grande mercato con roba parecchio scadente e signore per il 90 per cento con il capo coperto . La mia passeggiata è stata anche premiata da un incontro inatteso, infatti mi sono imbattuto nella statua del grande Bobby Moore capitano del West Ham degli anni ’60 e dell’Inghilterra campione del mondo del ’66: è rappresentato con la coppa sulle spalle degli altri tre giocatori del West Ham campioni del mondo (tra cui Hurst autore di una tripletta in finale). Era un grandissimo campione, di lui Pelè ha detto che è stato il difensore più corretto che ha mai incontrato. Avevo scattato finora molte foto ma in nessuna ero ritratto, ho fatto un’eccezione e mi sono fatto scattare da un passante una foto sotto la statua di Moore (ho scoperto su wiki che un’altra statua di Moore si trova allo stadio di Wembley). Un sabato allo stadio, la cosa più bella che può succedere a Londra.
Per riscattare il sabato da hooligans la domenica di buon mattino, ovvero prima dell’apertura, mi sono fatto trovare davanti alla Tate Britain, non ero il primo e nonostante non ci sia nessun biglietto da fare visto che moltissimi musei di Londra sono free (è richiesto un contributo volontario, ma abbastanza sollecitato) si era formata una bella coda all’inglese perfettamente perpendicolare al portone. Però quando hanno aperto un portone laterale invece del principale, la stessa fila, invece di spostarsi lateralmente come un team di nuoto sincronizzato (at the same time swimming?) si è trasformato in un gregge di sheep al pascolo, per quanto mi riguarda questo mito inglese è crollato in quel momento. Il principale motivo della visita (mio e del 95% degli altri) era la mostra “Late Turner” che ripercorre gli ultimi 15 anni di carriera dell’artista, quelli che hanno lasciato un segno maggiore nella storia dell’arte, almeno per noi gente moderna, che vediamo in queste opere uno dei passaggi fondamentali verso l’arte contemporanea. In effetti a luglio avevo visitato la Tate Britain ed ero rimasto un po’ deluso visto che le opere esposte di Turner erano soprattutto quelle di inizio carriera e non mi sembravano lontanamente paragonabili a quelle (poche ma) meravigliose che avevo visto alla National Gallery. Va’ beh, questa volta è stato diverso e alla mostra ho potuto vedere alcuni dei paesaggi più belli che si possano vedere in un museo. C’è una stanza dedicata a Venezia, da lui molto amata, bellissima, un acquerello “pescatore in laguna” fatto solo in tonalità di azzurro, perfetto. Ce n’è una dedicata ai paesaggi marini che non smetteresti mai di guardare, “Snow Storm” potrebbe essere un quadro vorticista di 80 anni dopo . Poi c’è il quadro famoso della National con il treno in corsa “Rain, Steam and Speed”. In Svizzera dipinse innumerevoli volte questo monte Rigi sul lago di Lucerna , una volta è blu, una volta rosa, una volta violetto, una volta grigio, alla fine ti affezioni al monte Rigi come ad una persona (l’unico paragone che mi sembra all’altezza di una così sensibile percezione delle variazioni di luce su una montagna mi sembrano Hokusai e il suo monte Fuji e Cezanne e il suo monte Sainte Victoire).
Turner era un grande viaggiatore, come il suo grande rivale Constable si sottoponeva alle più rigide condizioni ambientali per portare a casa il suo quadro, anche in vecchiaia. Viaggiava con i mezzi “pubblici” per avere la stessa visione delle cose della gente normale. Era curioso della modernità (navi a vapore, treni, sono suoi soggetti prediletti), di quello che succedeva intorno a lui (sono rimaste storiche le sue rappresentazioni dei grandi incendi dell’House of Parliament e della Tower of London, per quest’ultima, già anziano, provò a ottenere il permesso ad entrare nella cinta muraria mentre l’incendio era ancora in corso e fu respinto con perdite dal Duca di Wellington), ma la stessa curiosità la conservava per i miti greci e romani, rappresentati in moltissimi quadri.
Insomma un tipo del tutto diverso dai partecipanti al Turner Prize, premio a lui dedicato, di cui era possibile vedere le opere dei 5 finalisti, si tratta delle solite videoinstallazioni (quattro su cinque), che non hanno niente da dire se non all’ombelico dell’artista. Uno ha scattato una serie di foto a unghia incarnite, ferite infettate etc. e poi ce le proietta una dietro l’altra, vuole rappresentare il deperimento del corpo umano, i mali del mondo? Vuole dirci di stare attenti a non chiudere le dita nello sportello dell’auto? O ha visto solo troppi ER medici in prima linea? Non saprei chiedetelo a Sgarbi, o a lui. Un altro inquadra un pappagallino che sta su una mano con delle disturbanti immagini a scatti e in bianco e nero, questo non l’ho proprio capito, my fault. All’uscita si poteva lasciare il proprio commento a quanto visto, c’erano diverse centinaia di pizzini, di cui il 95% con giudizi estremamente negativi. Adesso sicuramente siamo noi pubblico che non capiamo niente di arte, ma se il 95% della gente che si è premurata di pagare un biglietto (perché il museo è free ma le mostre si pagano) ti dice che le tue opere fanno veramente pena qualche domanda te la potresti pure fare, anche perché queste videoinstallazioni, diversamente dalle boiate di Hirst che possono anche trovare un multimilionario che le vuole esporre in salotto, sarebbero, credo, destinate ai musei. Allora evviva Banksy che almeno ha qualcosa da dire e riesce a dirla facendosi capire e di cui in questi giorni sono stati scoperti nuovi murales in giro per l’Inghilterra.
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