Verso il ritorno

Verso le 16 imboccammo il canale che porta in città. Dopo una breve ma difficile navigazione nello stretto canale lottando contro il mare e contro la corrente riuscimmo a raggiungere il porto. Poco prima dell’arrivo suonò il posto di manovra e in men che non si dica tutto l’equipaggio era al suo posto. Dalla plancia parte il comando, i telegrafi squillarono per avvisare in macchina di tenersi pronti a manovrare. Pochi minuti dopo demmo fondo l’ancora attraccandoci rapidamente alla banchina. La manovra per ormeggiare in questo porto,si presentò alquanto complicata, perchè esso ha un atterraggio assai difficile e per giunta mal segnalato. Se non fosse per un piroscafo tedesco affondato lungo il canale, che con la parte emersa si presenta come punto di riferimento, si avrebbero maggiori difficoltà nelle manovre. Ultimammo le manovre d’ormeggio a notte inoltrata e poichè per andare in città bisognava percorrere più di 12 Km, preferii rimandare la franchigia all’indomani. Il giorno seguente, poi, sin dal mattino una gran folla si era radunata attorno alla nostra nave e con ansia aspettavamo l’ora delle visite a bordo.

A Curacao si diffuse la notizia lieta e dolorosa allo stesso tempo, del ritorno delle navi in patria. Infatti dopo un abbondante rifornimento di nafta partimmo per raggiungere l’Eugenio di Savoia a La Guaira nel Venezuela, ove arrivammo al mattino verso le 7. La visita di questo paesino mi attrasse molto. Si presenta a chi vi giunge dal mare con un caratteristico aspetto: sembra lo scenario di un presepe il complesso delle casette ai piedi di una montagna verdissima.