Mestieri
bracciante, garzone, muratoreLivello di scolarizzazione
terza elementarePaesi di emigrazione
Francia, Gran Bretagna, Guyana FranceseData di partenza
1896Data di ritorno
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Orlando Tonelli, quindici anni non ancora compiuti, ha deciso di partire alla volta di Montecarlo, dove conta di far fortuna e riscattare la sua povera famiglia.
L’ultimo giorno vense, ed io sempre risoluto, ero tutto preparato per la partenza dell’indomattina alle quattro. Quel giorno non era che trionfo da tutti che ricevevo, tutti gli occhi a sopra me stesso, che dovevo partir per la Francia!! Stretta la mano a tutti mi ritiravo nella mia casa, onde i miei genitori mi divoravano collo sguardo anche per quella parte che non potevano fra ore più vedermi, ripetendomi di nuovo tutte le monizioni già raccomandatemi, dopo poco m’addormentai per isvegliarmi presto la mattina. Nel mio sonno io viaggiavo lontano in quelle terre remote, in quella patria diversa a noi, tutta differente, e già ripensavo ai miei più cari genitori che quella grande lontananza ci separava. Mia madre che in quella notte versava ogni tanto una lacrima di malcontento, non potette serare un occhio in tutta la notte, sentendo suonare l’orologio il quale suonava le tre e mezzo si veste pian piano e toccandomi dolcemente mi diede l’orario. Io subito mi alzai ed appena fui pronto m’avvicinai al letto dei genitori per dargli lultimo abbracio. Presi mio padre per la mano e dopo baciato e rassicurato di nuovo che non avrei dimenticato tutti i di lui consigli dettatemi lo lasciai nel suo riposo, che fra breve ne doveva andare da quella dolorosa fatica giornaliera onde procurarsi il pane. Feci per salutar la madre, ma non la trovai! e dov’era andata? A povera donna! Lei era già in cucina che mi aveva preparato il caffè, due uova fresche, ed altra robettina che io non mi sarei nemmeno aspettato, e colle lacrime negli occhi cercava di farmi coraggio, ripetendomi tante buone cose, e soprattutto di non dimenticarmi Dio. Al fine faccio per salutarla, ma lei mi scomparve ancora perché sarebbe venuta sino a Fivizzano, e benché io non lo desiderassi lei mi passò innanzi antecedendomi poscia, per rinnovarmi nuovi consigli. Giunto che fui mi fermai per attendere la carozza e i miei compagni che in breve furono giunti, e dietro ne arrivò la posta. Vi era diversi miei compagni, ma non iscorsi alcune madri, o sorelle, o mogli di qualcuno, in quell’ora nella piazza di Fivizzano non si scorgeva che una sola donna, che sembrava in mille pensieri, come quell’uomo che vorrebbe essere onesto, ma ci ha troppi debiti e non sa come fare, a saldarli. Lei cogli occhi bagnati era là! L’amore dei figli la conduceva longi dalla casa, longi dal marito, a stancarsi in quell’ora quasi oscura, mentre tutto il mondo era lieto e tranquillo nel più profondo riposo.
Finalmente gli diedi l’ultimo saluto e colle lacrime entrambi ci dovemmo distacare, perché la carozza non aspettava più che me per partire. Appena fui in moto mi cominci il cuore a tremare, come quell’uomo che per la prima volta bisogna che ormai lasci quel suo luogo natio dove per lui quei terreni ogni metro ne svela un mistero, e tanto io mi rivedevo tutti quei luoghi dove scorazzavo, dove andavo a bagnarmi, dove andavo in cerca di nidi, di fragole di fiori e tutto insomma mi vedevo pian piano sparire, ma mi troncò questo mio pensiero melanconico la vista ancora di mia madre, che venuta dietro la carozza sino a l’ultima casa di Fivizzano, dove si gode la veduta di un bel pezzo di strada, mi salutava ancora col suo fazzoletto bianco, che stesolo a bandiera lo faceva svollazzare.
Il viaggio
Mestieri
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