Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
frequenza scuola media inferiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1951Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)La fuga della famiglia Subiasciaki dall’Eritrea verso la Libia passa attraverso l’imbarco a Massaua, da dove contano di raggiungere l’Egitto in nave e di lì, via terra, la Libia.
Fortunatamente il personale delle fabbriche era stato liquidato il mese prima e negli uffici non c’era più nessuno.
La situazione generale stava degenerando rapidamente e anche qualche italiano, nato e cresciuto in Eritrea aveva perso la vita durante i tumulti.
Prima di mezzogiorno mio padre entrò in casa in evidente stato di tensione e disse a mia madre di fare le valigie con l’essenziale, perché partivamo immediatamente per Massaua abbandonando tutto il resto.
Ricordo la frenesia con la quale tutti noi ci preparammo a partire, senza sapere cosa stesse succedendo e le poche cose che la mamma riuscì a mettere insieme, sistemate poi nel poco spazio della Balilla camioncino.
Quando arrivammo nel basso Dongollo ci fu’ una sosta imprevista perché una banda di ladri aveva tentato di rubare il carico di un camion parcheggiato nel parcheggio del ristorante vicino alla strada. Al sopraggiungere della nostra colonna i ladri si erano dileguati, ma per ragioni di sicurezza fummo costretti a rimanere fermi per più di un’ora prima di poter riprendere il viaggio.
Arrivati a Massaua senza altri inconvenienti, tutti i mezzi si parcheggiarono nello spiazzale antistante la zona portuale.
Che ironia del destino! Quindici anni prima ero sbarcato con mia madre nello stesso posto dove mio padre aveva sperato di dare un futuro alla sua famiglia ed ora avevamo fatto il viaggio a ritroso con un futuro presago di incertezze e di altrui dispiaceri.
Rivedo la scena di tutte quelle persone con valigie e fagotti che si riunivano ai famigliari scesi dagli autobus. Le donne sbracciate con gli ombrelli sotto i quali si riparavano dal sole implacabile, mentre si ventilavano il viso con ventagli improvvisati per lenire quel caldo insopportabile e uomini con le camicie inzuppate di sudore e larghi cappelli di paglia, in frenetica attività per scaricare i bagagli dei passeggeri.
Tutti eravamo in attesa della nave che non era ancora entrata in porto, cosicché passammo la notte all’aperto in quel caldo soffocante. Alcuni si sentirono male e dovettero essere portati in ospedale, mentre altri non avendo più l’energia per ventilarsi, erano in uno stato di apatia totale.
Il viaggio
Mestieri
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LibiaData di partenza
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