Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Yemen, Libia, Eritrea, SomaliaData di partenza
1908Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Temi
paesaggioTemi
paesaggioFrammenti di vita vissuta Eugenia Dal Bò a Aden, città dell’attuale Yemen, nel 1908.
Il trovar casa ad Aden, anzi a Steamer Point era cosa difficilissima, quasi impossibile: e d’altra parte la vita d’albergo era quanto mai disagiata, a quei tempi. C’era il vantaggio che all’hotel d’Europe si riunivano quanti italiani fossero in Aden e si passavano spesso delle simpatiche serate in buona compagnia. In genere erano passeggieri – in massima ufficiali – i quali attendevano il piroscafo che li portasse in Italia, o quelli che, giunti dall’Italia, attendevano di poter andare alla loro destinazione. Fra questi ultimi conoscemmo Maurizio Rava che si fermò a lungo in Aden aspettando un piroscafo che lo portasse in India ove intendeva recarsi per la caccia grossa: quella sosta all’hotel d’Europe fu la genesi di una lunga e buona amicizia.
Fra i passeggeri che erano in viaggio di ritorno in Italia, conobbi Ugo Ferrandi – di cui avevo molto sentito parlare – che, per la semplicità dei suoi modi e del suo carattere sapeva farsi amare da tutti. Non gli piaceva parlare di sé, anzi se ne schivava sempre o quasi; ma io ero abilissima a condurlo senza che se ne accorgesse a trattare argomenti interessanti come il viaggio, e le maniere, ed il carattere di Bottego di cui egli era stato compagno. Quante belle e buone ore abbiamo passato assieme sulla veranda dell’albergo a chiaccherare e sopra tutto a farlo chiaccherare e noi a sentirlo con ammirazione ed entusiasmo! C’era allora in porto la nave “Staffetta” in campagna di studi idrografici e spesso passavano, fermandosi qualche giorno, altre navi da guerra italiane, reduci da l’oriente: quindi avevamo spesso l’occasione di incontrarci con ufficiali di marina che erano molto lieti di trovare un po’ di patria a mezza via. E quando finalmente potemmo avere una casa nostra furono nostri ospiti graditissimi. Ricordo fra i tanti l’amm.glio Robin de Cervin che morì durante la grande guerra, sulla “Benedetto Brin” a Taranto; Enrico Millo l’eroe dei Dardanelli; Andrea Bapile poi medaglia d’oro; ed altri molti che tutti facevano sosta a casa nostra con piacere.
Quando arrivava una nostra nave da guerra nel porto di Aden, il medico di bordo era assediato da inglesi che volevano consultarlo, che desideravano la sua visita per un caro ammalato: anche all’ospedale militare la visita di un medico italiano era sempre desiderata: e questo segno di stima e di fiducia per i nostri sanitari, si estendeva anche ad altri professionisti di cui la presenza era sempre ricercata. Avevo notato all’albergo la frequente presenza – quando c’erano ancorate in porto navi italiane – di marinai italiani e non era raro il caso ch’essi, con accompagnamento di chitarre e mandolini facessero sentire qualche bella canzonetta e fossero applauditi con piacere dai presenti.
Seppi che soltanto ai nostri marinai era permesso di scendere a terra anche di sera, mentre ciò era vietato per tutte le altre marine, compresa l’inglese: gli italiani che non si ubbriacano e non danno vergognoso spettacolo di sé come fanno americani ed inglesi: che non sono rissosi e non danno noia alle donne, come – per lo più – fanno i francesi, erano graditi ospiti sempre. C’erano ad Aden o meglio in un albergo di Steamer Point delle saline organizzate in modo perfetto ed erano spesso meta di passeggiate e di riunioni: siciliani tanto i proprietari, quanto il personale dirigente che si valeva di mano d’opera indigena essi facevano onore alla nostra patria come quegli italiani che erano nel commercio e sia per la probità loro sia per la genialità della loro organizzazione erano molto stimati. Sono cose che a chi vive lontano dalla patria danno grande soddisfazione, specialmente poi in quei tempi in cui l’Italia era pur troppo la cenerentola delle nazioni.
Il viaggio
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