“Wop”

Gino, Alessandro e Serafino facevano da manovale agli intonicatori e guadagnavano bene. Una sera Serafino mi dice che la sua impresa cerca operai e non ho niente da perdere se la mattina seguenti vado assieme a lui. Io aderì.

Serafino mi presentò al capo e senza scrupoli mi assume. Però sapevo bene che c’era un altro ostacolo da superare: entrare a far parte dei sindacati. Ma anche quello non fu difficile. Un funzionario venne a trovarmi nel lavoro. Mi chiese il mio nome e cognome e da quel giorno incominciai a pagare una piccola quota come tutti gli altri. Ai vecchi emigrati non gli si piaceva tanto e specialmente agli inglesi. Avevano paura che gli si rubasse il lavoro. Oltre a tutto, si lavorava come bestie. I lavori peggiori toccavano sempre a noi e se qualcosa non era fatta bene mai l’avevano fatta loro. E con quel grande odio ci chiamavano WOP  o DP . Si sfogavano così. Non ho mai capito cosa volesse dire la parola WOP o DP.

Per me la domenica era un giorno di malinconia. Pensavo alla partita di calcio fra la Sansovino e altre squadre del solito girone e con la mente ero lì nella terrazza della zia Giulia (sorella di Serafina) ad assistere il buono e cattivo gioco.

Per questo mi decisi di comprare una radio a onde corte e con quella potevo ascoltare le partite nazionali. Costava tanti soldi a quei tempi 139 dollari, forse 4 settimane del mio lavoro ma non ci siamo mai pentiti. Furono soldi spesi bene perché si sapeva le notizie Giornaliere. Da quel lontano febbraio 8, 1959 ci ha fatto tanta compagnia e sembrava d’essere in Italia con la musica e canzoni Italiane che ancora oggi usiamo quasi sempre il vecchio Normende, Modello rigoletto (Alba vuole più bene a lui che a me).