Mestieri
Insegnante privata di italianoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di ritorno
1945Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)È il 16 marzo 1945: l'aviazione inglese nel giro di pochi minuti distrugge circa l’80 per cento del centro storico di Würzburg. Leonia Ferrari si trova lì, sotto la pioggia di fuoco. Sopravvissuta al disastro, all’indomani si metterà in cammino per rientrare in Italia.
Ad una certa altezza ci mettemmo seduti per terra dove aspettammo più di un’ora. L’allarme non era cessato, ma tutto era tranquillo ed eravamo convinti che anche per quella sera il pericolo fosse passato. Ad un tratto nel buio della notte si vedono apparire in cielo dei piccoli lumi rossi. Sono segnalazioni ed il cuore incomincia a batterci perché si prevede subito un bombardamento. Vogliamo cercare un posto più sicuro: Mollari non vuole muoversi di lì e noi lo lasciamo per andare ancora più in alto, senza pensare che in quel modo andavamo proprio verso il campo di aviazione. Improvvisamente il cielo è illuminato a giorno da centinaia di palloncini, sono i famosi e tanto temuti “Kristbeume” che rischiarano la città, indicano agli aeroplani la via da seguire. I palloncini vengono tutti verso di noi, si aprono sopra le nostre teste, ci cadono quasi addosso. Siamo terrorizzati e corriamo come pazzi sbandandoci uno di qua e uno di là. È un momento veramente tragico. In quella luce verde, fantastica e spaventosa vedo Luigi e Fred che corrono chiamandomi. Riusciamo a riunirci. Gli aeroplani cominciano ad arrivare, passano a centinaia bassissimi sopra le nostre teste. Ci buttiamo a pancia a terra, l’uno vicino all’altro, sotto un cespuglio. Il bombardamento comincia. La terra trema, gli aeroplani ronzano su di noi, gli scoppi delle bombe sono spaventosi. Noi rimaniamo immobili pensando sia giunta la nostra ultima ora. Alzo un momento la testa. Un cespuglio è in fiamme vicino a noi, il cielo è tutto rosso ed in quella luce si distinguono i campanili ed i tetti della città che brucia. All’assordante rumore delle bombe è mescolato l’urlo straziante di migliaia e migliaia di persone, questo grido che sale fino a noi dalla città in fiamme è forse più impressionante del bombardamento stesso. Venti minuti circa dura questo inferno, poi gli aeroplani si allontanano, ma gli scoppi continuano quasi con la stessa violenza. Sono bombe ritardatarie. Gli scoppi continuano senza posa, dalla città in fiamme comincia ad arrivare fino a noi un forte odore di fumo ed un calore soffocante. Sembra di essere in una fornace e dobbiamo allontanarci e salire ancora più in alto. Dopo poco cominciano ad arrivare i primi profughi che ci danno notizie terribili della città. Si teme sia completamente distrutta. Incontriamo soldati feriti, fuggiti dagli ospedali, russi, polacchi, francesi, fuggiti dai loro Lager. Nel pericolo e nella comune miseria sembra non esiste più né inimicizia né odio, potrebbe essere il simbolo per un mondo migliore. Soldati tedeschi feriti accendono la sigaretta ai prigionieri russi, i polacchi ci chiamano Kamerad…Kamerad…… nei fossi donne tedesche con vecchi e bambini vengono assistite da operai di tutte le nazionalità. Uomini tedeschi giovani e sani nemmeno uno: sono tutti alla guerra.
Un forte vento agita le foglie degli alberi, abbiamo un gran freddo. Ad un tratto sentiamo uno strano rumore sugli alberi, una specie di ticchettio tra le fronde e qualche cosa ci cade addosso. Piove? Sono gocce? Non comprendiamo cosa sia, poi vediamo che quello che ci cade addosso è cenere…piove cenere su di noi.
In viottolo troviamo una donna morta, inchiodata al suolo da uno spezzone a forma di giavellotto. Tutto intorno, nei campi, vi sono canistri di fosforo vuoti. La strada dove abitiamo Mollari ed io, (Arndstrasse) non esiste più; vi è ancora qualche muro in piedi, ma col pericolo che crolli da un momento all’altro. La casa di Mollari è un cumulo di rovine, la mia lancia ancora gli ultimi guizzi di fiamme ed è bruciata fino alle fondamenta. In tre abbiamo già perduto tutto.
Non c’è anima viva, la città non si riconosce più per la semplice ragione che non esiste più.
Il viaggio
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GermaniaData di ritorno
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